L'incontro alla Casa Bianca

Il piano di pace di Trump e Netanyahu per Gaza: “Striscia governata da organismo Usa con Blair, ostaggi liberi e amnistia per Hamas disarmata”

di HaKol - 30 Settembre 2025 alle 10:21

Non più 21 punti, ma 20. La consegna di tutti gli ostaggi, sia vivi che morti, entro 72 ore dall’accordo, in cambio della liberazione di 250 ergastolani palestinesi. Un’amnistia per i miliziani di Hamas che accettano la coesistenza pacifica con Israele. La Striscia che dovrà essere una “zona libera dal terrorismo e deradicalizzata, che non rappresenti una minaccia per i suoi vicini” e il suo territorio “sviluppato a beneficio della sua popolazione, che ha sofferto abbastanza”.

Le operazioni militari israeliane sospese immediatamente, con un ritiro graduale dell’Idf dalla Striscia. E per il futuro, “Gaza sarà governata sotto l’amministrazione transitoria temporanea di un comitato palestinese tecnocratico e apolitico”. “Questo comitato sarà composto da palestinesi qualificati e da esperti internazionali, con la supervisione e il controllo di un nuovo organismo transitorio internazionale, il ‘Board of Peace’, che sarà presieduto e guidato dal Presidente Donald J. Trump, insieme ad altri membri e capi di Stato che saranno annunciati, incluso l’ex Primo Ministro Tony Blair” ha chiarito il documento fornito dalla Casa Bianca. E “nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, e coloro che desiderano andarsene saranno liberi di farlo e liberi di tornare”. Il piano firmato da Trump è stato pubblicato prima che iniziasse la conferenza stampa con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. E per “Bibi” era il giorno più importante.

Netanyahu è sempre stato consapevole a che la sua ancora di salvezza, tra un mondo arabo in fermento, un Occidente gelido e un Oriente sempre più avverso, sia proprio The Donald. Ma tra i due leader, le divergenze in questi giorni erano apparse più forti del solito. Il tycoon ha dovuto prendere atto dell’ostilità dei leader arabi riguardo alle mosse israeliane. E per Trump è essenziale non vedere infranto il suo sogno di un Medio Oriente forgiato sugli Accordi di Abramo, tanto che ha parlato di un piano per la “pace eterna” nella regione. L’attacco israeliano a Doha ha accelerato il negoziato (secondo alcuni) ma anche provocato l’ira del Qatar e dei partner regionali. Al punto che Netanyahu ha telefonato al primo ministro del Qatar Mohammed Bin Abdulrahman al-Thani per scusarsi e promettere che non avrebbe più attaccato l’emirato. Dall’altro lato però il presidente Usa ha dovuto anche ascoltare le idee di Netanyahu.

Nell’incontro di domenica sera con Steve Witkoff e il genero di Trump, Jared Kushner, il premier ha spiegato i limiti di quel progetto. “Il divario si sta riducendo”, avevano detto le fonti americane al Times of Israel. E il team Usa ha proposto “cambiamenti sensibili” al piano per renderlo più facile da accettare per Israele. Netanyahu, che ha accettato l’intesa, vuole che siano rispettati tutti gli obiettivi che si è prefissato per vincere la guerra. Ma deve gestire anche un fronte interno bollente. Il presidente Isaac Herzog, che ha paventato l’ipotesi di una grazia nei confronti del primo ministro sui vari processi. Una parte consistente dell’opinione pubblica vuole un accordo che liberi gli ostaggi e ponga fine al conflitto. L’opposizione incalza il Likud nei sondaggi. Ma allo stesso tempo, Netanyahu deve anche capire come controllare un’ultradestra tanto riottosa all’accordo quanto indispensabile per la sopravvivenza politica dell’esecutivo.

Il ministro della Finanze, Bezalel Smotrich, ha detto che per avere il via libera del suo partito, “ogni ipotesi di uno Stato palestinese va eliminata dal tavolo negoziale” e si deve formalizzare “il pieno smantellamento e disarmo di Hamas e della Striscia”, oltre alla mancanza di un ruolo nel dopoguerra per l’Autorità nazionale palestinese o per il Qatar. Ma in tutto questo, resta il grande nodo da sciogliere: la volontà di Hamas. Trump si è detto convinto che la milizia accetterà. E in caso, ha promesso che Israele non annetterà la Striscia. Ma Taher al Nunu, alto funzionario del gruppo, ha detto che “per quanto riguarda questo piano, nessuno ci ha contattato, né abbiamo partecipato ai negoziati”. “Non vogliamo che la guerra continui e valuteremo qualsiasi proposta che non sia in conflitto con gli interessi palestinesi” ha continuato al Nunu.

Hamas ha inoltre ribadito di essere contraria a qualsiasi supervisione straniera, in particolare dell’ex premier britannico Tony Blair, e di non volere cedere le armi a meno che queste non siano consegnate all’ipotetico Stato palestinese. Ma Trump ha lanciato un avvertimento chiaro: se la milizia rifiuta l’accordo, Israele sarà libero di agire come meglio crede. E Netanyahu avrà “il diritto” e il pieno appoggio di Washington.

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