Il piano di Tony Blair per un’Autorità Transitoria Internazionale a Gaza
29 Settembre 2025 alle 12:00
L’articolo rivela i dettagli della proposta dell’ex Primo Ministro britannico Tony Blair per la gestione della Striscia di Gaza dopo la guerra, un piano che ha ottenuto il sostegno del Presidente USA Donald Trump e che viene visto come cruciale per raggiungere un cessate il fuoco permanente e un accordo sugli ostaggi.
La Proposta: Gaza International Transitional Authority (GITA)
Il piano di Blair è incentrato sulla creazione della Gaza International Transitional Authority (GITA), un organismo provvisorio destinato a governare Gaza fino a quando l’Autorità Palestinese (ANP) non sarà in grado di subentrare.
Punti chiave del Piano GITA:
- Obiettivo Unico: Stabilire un’alternativa di governo ad Hamas e neutralizzare il gruppo terroristico attraverso mezzi non militari, inclusa la fase di “disarmo, smobilitazione e reintegrazione” (DDR).
- Struttura: GITA sarebbe istituita tramite una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e agirebbe come “suprema autorità politica e legale” durante la transizione.
- Consiglio (Board): Composto da 7-10 membri, inclusi un rappresentante palestinese, un funzionario ONU, figure internazionali di spicco e una “forte rappresentanza di membri musulmani” per la credibilità regionale.
- Chair: Nominato per consenso internazionale, coordinerà con l’ANP e guiderà l’azione diplomatica.
- Autorità Esecutiva Palestinese (PEA): Un organo subordinato che servirà da hub amministrativo, guidato da tecnocrati palestinesi per la fornitura diretta di servizi (salute, istruzione, finanze) alla popolazione, affiancato da una polizia civile e un organo giudiziario.
- Sicurezza: Prevista una International Stabilization Force (ISF), una forza multinazionale con mandato internazionale, per garantire la stabilità, proteggere le operazioni umanitarie e prevenire la risorgenza di gruppi armati (residui di Hamas).
Ruolo dell’ANP e Israele
Il piano mira all’eventuale unificazione di tutti i territori palestinesi sotto l’ANP, sebbene l’Autorità Palestinese debba prima sottoporsi a riforme significative.
- ANP: Avrebbe un ruolo limitato inizialmente, principalmente di coordinamento, e il passaggio di autorità da GITA sarebbe “basato sulle prestazioni” dell’ANP riformata e non su scadenze fisse (stimato in “pochi anni, non dieci”).
- Israele: Ha espresso riserve, con il Primo Ministro Netanyahu che ha combattuto il ritorno dell’ANP a Gaza, ma ha comunque “collaborato in modo costruttivo” con gli sforzi di Blair. Tuttavia, la parte più a destra della coalizione continua a boicottare tali piani.
Contesto politico e ostacoli
Il Presidente Trump ha dato a Blair l’autorizzazione di procedere, vedendo il piano come l’unica strada per una soluzione a lungo termine. Tuttavia, Blair deve affrontare diversi ostacoli:
- Opposizione Regionale Condizionata: L’Arabia Saudita e altri stakeholder regionali condizionano il loro supporto finanziario e politico al fatto che il piano includa un percorso irreversibile verso un futuro Stato Palestinese, idea avversata da Netanyahu e dai suoi alleati di estrema destra.
- Tempistiche: Il processo è urgente; una fonte afferma: “Non abbiamo mesi o settimane. Abbiamo giorni.”
- Azioni Militari: L’attacco israeliano contro i leader di Hamas a Doha ha temporaneamente ostacolato gli sforzi di Blair per convincere Hamas a non intralciare il piano.
Non un piano di “Spostamento” (Displacement)
L’articolo smentisce le voci che collegavano Blair a piani per lo spostamento forzato o la costruzione di lussuosi complessi a Gaza. Il piano Blair non menziona tali idee e include invece una “Property Rights Preservation Unit” per garantire il diritto al ritorno e alla proprietà ai Gazawi che dovessero partire volontariamente.
Il piano di Blair è l’unica proposta che ha ottenuto il sostegno della Casa Bianca, con Trump che ha accantonato piani alternativi (che promuovevano la “migrazione volontaria”) a favore della GITA.