Le Ragioni di Israele

La famiglia di Anna Frank come quella di Bologna, con l’abuso del termine “genocidio” gli ebrei sono di nuovo disumanizzabili

di HaKol - 29 Ottobre 2025 alle 15:10

Molti hanno commentato il post su Facebook del giornalista di Fanpage, Saverio Tommasi, per il paragone che ha osato fare tra la famiglia sfrattata a Bologna e quella di Anna Frank. Secondo lui, chi oggi fa rispettare la legge sfrattando chi occupa una casa abusivamente sarebbe sullo stesso piano di chi a suo tempo, avrebbe denunciato Anna Frank e la sua famiglia: nascosta in una soffitta, senza pagare l’affitto.

Peccato che l’elemento essenziale venga del tutto ignorato: la famiglia di Anna Frank non era “abusiva”, ma nascosta per sfuggire alle persecuzioni naziste. Non stiamo parlando di un semplice inadempimento contrattuale, ma di sopravvivenza di fronte all’orrore e alla morte. Il post non è soltanto stupido e fuori luogo ma è molto peggio: si paragona la condizione di questa famiglia alle vittime del più grande massacro della storia. Tirare in ballo le persecuzioni naziste, in un contesto simile, che costarono la vita a sei milioni di ebrei, dimostra una totale mancanza di rispetto e di senso delle proporzioni, e un uso strumentale del linguaggio.

Ormai, dal 7 ottobre 2023 in poi, assistiamo con crescente frequenza a un uso distorto della Shoah e all’abuso del termine “genocidio”. A proposito di questo abuso, un episodio analogo mi è capitato qualche giorno fa. Il 7 ottobre di quest’anno ho fatto un post sui social di commemorazione, mostrando un filmato dei partecipanti al Nova Festival che ballavano spensieratamente prima di venire massacrati dai militanti di Hamas. 378 ragazzi uccisi, stupri di massa e molti altri feriti o rapiti. Il filmato ha avuto molte visualizzazioni e, quindi, girando parecchio, è capitato che un uomo, che non è tra i miei contatti, e che si definisce nella biografia “console”, ha commentato il mio post con l’emoticon della risata. Sì, proprio così, ha riso di quella carneficina.

Di solito lascio correre, non è la prima volta che mi capita, ma questa volta gli ho scritto in privato chiedendogli perché ridesse del massacro di ragazzi innocenti. Mi ha risposto che il mio post è una difesa dello stato criminale d’Israele e che il genocidio degli abitanti di Gaza è ben più grave e devastante del 7 ottobre; quindi, chi commemora quella data sposa la propaganda del governo d’Israele, che utilizza il 7 ottobre per giustificare il genocidio che ne è seguito. Ovviamente lui non ha risposto sul perché rideva della morte di ragazzi innocenti; anzi, ha usato l’argomento del presunto genocidio a Gaza per giustificarsi. Ma anche se fosse davvero convinto, in buona fede, che a Gaza sia in corso un genocidio, questo non cambierebbe nulla.

Sarebbe come se io, davanti alla morte di civili palestinesi in un bombardamento israeliano, mi mettessi a ridere, e alla domanda sul perché rido rispondessi che il 7 ottobre Hamas ha massacrato civili in modo deliberato. Ma cosa ci sarebbe mai da ridere, mi chiedo. Ho riportato questo esempio perché l’abuso del termine genocidio sui media, alimentato da giornalisti, politici e persino storici, ha reso gli ebrei nuovamente disumanizzabili, al punto da rendere possibile, persino oggi, e legittimo, ridere quando vengono trucidati in massa.

Il grande archivio di Israele

Abbonamenti de Il Riformista

In partnership esclusiva tra il Riformista e JNS

ABBONATI