"Il Rettore Zucchi non soffi sul fuoco"

La prof Veronese: “A Pisa sionista diventa insulto, università sono ponti non luoghi boicottaggio. Gli ebrei hanno reso Israele un luogo abitabile e produttivo”

di HaKol - 1 Ottobre 2025 alle 13:31

Dopo l’aggressione [1] subita due settimane fa in aula a Pisa dal professor Rino Casella, la sua collega Alessandra Veronese [2] tiene a precisare alcuni punti non chiariti dall’intervista che il rettore Zucchi ha rilasciato al Riformista.

Professoressa Veronese, il rettore Zucchi ha dichiarato che sarebbe stato lui a convincere il professor Casella a denunciare. È andata davvero così?
«No, non è andata così. So per certo, avendone parlato con Rino Casella subito dopo i fatti, che è stato lui ad andare autonomamente a denunciare. Naturalmente il Rettore ha dato appoggio alla denuncia, ma certamente non è stato lui a dire a Casella di recarsi in procura. La denuncia è stata una decisione autonoma, giustissima visto che parliamo di un’aggressione grave, legata a un dissapore di carattere ideologico: una vera e propria furia ideologica».

Il professor Casella è stato definito “sionista”. È un termine che oggi viene usato come un insulto?
«Sì, ed è inaccettabile. Assistiamo a un clima estremamente pericoloso. Ormai il termine sionista viene adoperato come una parolaccia, senza sapere neppure che cosa significhi davvero. Il sionismo nasce come un movimento di liberazione nazionale del popolo ebraico. Non era certo una missione coloniale: gli ebrei che arrivarono in Israele trovarono paludi, malaria e terre incolte, non diamanti o oro. Sono stati loro a rendere quelle zone abitabili e produttive».

Lei critica alcune iniziative del Rettore, in particolare il sostegno alla flottiglia. Perché?
«Perché chiunque abbia occhi per vedere capisce che quella della flottiglia non è un’operazione umanitaria, ma un’operazione di propaganda politica. In un momento così delicato, in cui l’antisemitismo è stato sdoganato dietro la maschera dell’antisionismo, il Rettore dovrebbe essere molto più prudente».

Il senato accademico e il CdA dell’Università di Pisa hanno sospeso i rapporti con atenei israeliani. Che cosa ne pensa?
«È una posizione assurda. Le università israeliane sono proprio i luoghi dove più si lavora per la convivenza: ebrei, arabi, cristiani, drusi, musulmani studiano insieme. Io stessa ho studiato per alcuni periodi in Israele e posso testimoniare che non c’è posto più inclusivo. Basti pensare all’Università di Bar-Ilan, piena di ragazze arabe che la scelgono per motivi di sicurezza familiare. Interrompere i rapporti con atenei del genere è profondamente sbagliato».

Da docente che conosce bene Israele, come giudica i 20 punti dell’accordo di pace?
«Li considero un’opportunità straordinaria. Lo stesso Netanyahu ha accettato i 20 punti, pur con difficoltà interne. Ora la palla passa ad Hamas, e qui sta la grande incognita».

Ora che Netanyahu si è detto pronto a firmare la pace, le università cambieranno atteggiamento nei confronti di Israele?
«Io non credo che la questione sia Netanyahu. Le università dovrebbero capire che la loro missione è essere ponti, luoghi di dialogo e di collaborazione, non strumenti di boicottaggio politico. Sono contraria a ogni forma di boicottaggio, anche verso paesi come Iran, Turchia, Cina o Russia. Non è questo il compito dell’università».

Il Rettore ha citato l’Università Ebraica di Gerusalemme, accusandola di avere edifici su territori siriani. È corretto?
«No, non lo è. Ho chiesto chiarimenti a studiosi esperti e mi hanno confermato che si tratta di una residenza studentesca parzialmente oltre la linea, nulla di più. Inoltre, non bisogna dimenticare che l’Università Ebraica nacque sul Monte Scopus anche grazie a docenti italiani, inclusi professori dell’Università di Pisa, espulsi dalle leggi razziali del 1938. È ipocrita ricordare gli ebrei perseguitati e al tempo stesso interrompere i rapporti con un’istituzione sorta proprio grazie a quegli studiosi».

In conclusione, che cosa direbbe al Rettore?
«Gli suggerirei di rivedere le sue posizioni. Considerare sempre e solo Israele come bersaglio prioritario, dimenticando le responsabilità di tanti altri paesi guerrafondai, è una linea ipocrita e poco percorribile».

[1] https://www.ilriformista.it/casella-il-prof-picchiato-dai-pro-pal-nel-68-le-aule-erano-luoghi-sacri-le-aggressioni-possono-ripetersi-i-miei-colleghi-mi-aiuteranno-a-tornare-481571/
[2] https://www.ilriformista.it/la-prof-veronese-in-italia-si-boicottano-le-universita-israeliane-che-criticano-bibi-e-si-da-spazio-ad-atenei-iraniani-che-sviluppano-droni-per-putin-al-mio-rettore-dico-di-informarsi-477036/

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