LA STAMPA – Accusata di tradimento, in manette l`ex procuratrice

di Redazione - 3 Novembre 2025 alle 15:38

Accusata di tradimento, in manette l’ex procuratrice Diffuse il video delle torture sui palestinesi: scomparsa per ore. Netanyahu: “Vergogna nazionale” È scomparsa per ore, poi è stata ritrovata, e infine arrestata. L’auto abbandonata in cima alla scogliera a picco sulla spiaggia a Nord di Tel Aviv, il telefono staccato, una lettera che ha fatto temere per le sue intenzioni. L’ex procuratrice generale dell’esercito, Yifat Tomer-Yerushalmi, travolta dallo scandalo per la diffusione del video di Sde Teiman – quello che mostrava soldati israeliani abusare in carcere di detenuti palestinesi – è stata ritrovata ieri sera dopo ore di ricerche. Per rintracciarla sono stati mobilitati i droni dell’esercito e le forze della Marina militare per scandagliare la costa. La polizia ha fatto levare in volo un elicottero. È stata lei stessa, secondo fonti di polizia, a contattare infine Yifat Tomer-Yerushalmi il marito per dire che stava bene. Ma in serata è stata arrestata. In manette anche l’ex procuratore capo Matan Solomosh. Sono accusati di ostruzione alla giustizia per la fuga di notizie sugli abusi e per un presunto successivo tentativo di insabbiamento. Da giorni Israele è scosso dal paradosso della donna a capo del sistema giudiziario militare che, pensando di difendere l’esercito con la trasparenza, ha violato le regole della segretezza. E che, per cercare di proteggere la legalità, l’ha infranta. Tomer-Yerushalmi si è dimessa dopo essere stata accusata di aver ingannato i vertici militari, la Corte Suprema e l’opinione pubblica, ammettendo di aver approvato – sotto pressione della destra per l’inchiesta sui soprusi nel carcere di Sde Teiman – la divulgazione a mezzo stampa dello scomodo video che ha messo sotto accusa la condotta dell’esercito israeliano. Voleva difendere l’integrità dell’Avvocatura militare ma ha scatenando una tempesta mediatica contro Israele, finendo lei stessa indagata per gravi reati. La destra l’ha accusata di tradimento. Il premier Benjamin Netanyahu ha definito il suo gesto «il peggior danno d’immagine nella storia di Israele». Il presidente Isaac Herzog cerca di «abbassare l’altezza delle fiamme» e invita a «mostrare umanità e sensibilità». E il ramatkal Zamir, che ammette che «gli eventi degli ultimi giorni hanno causato gravi danni a Tsahal e all’opinione del pubblico nel sistema giudiziario militare», crede ancora nella capacità di «ripristinare la fiducia nella Procura», dopo gli ultimi due anni di guerra. Mentre tre nuove bare – consegnate da Hamas a Israele attraverso la Croce Rossa – arrivano al Centro Nazionale di Medicina Legale per le procedure di identificazione degli ostaggi (mancano ancora i resti di 11 persone), il generale riservista Nitzan Alon lascia, dopo due anni, l’incarico di reponsabile del dossier sui rapiti e sui dispersi del 7 ottobre.

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