La violenza in piazza a Bologna contro gli agenti è un assalto alla democrazia
23 Novembre 2025 alle 18:11
I razzi non sono opinione. Le fiamme che hanno illuminato la notte bolognese non sono una tesi da dibattere in un’aula universitaria. Sono il linguaggio primitivo della barbarie, e ieri sera a Bologna questo linguaggio ha parlato chiaro. Ha preso di mira non solo una squadra di basket israeliana, ma il cuore stesso dei nostri valori.
Mentre i soliti personaggi, imbottiti di ideologie tossiche e di troppo tempo libero, mettevano a ferro e fuoco la città, un’altra battaglia, silenziosa e eroica, veniva combattuta. Quella dei difensori, i veri proletari di oggi: gli uomini e le donne in divisa che presidiano lo Stato di diritto. Il prezzo che hanno pagato è scritto nel sangue di otto agenti feriti. E quando si passa dalle chiacchiere ai fatti, dalle proteste ai razzi, non si è più rivoluzionari. Si è solo dalla parte del torto. Sempre.
E qui dobbiamo smascherare l’ipocrisia più grande: contestare Israele, l’unico baluardo democratico in un Medio Oriente in fiamme, non è una nobile causa. È un rigurgito di odio che traveste da “critica politica” ciò che è pura intolleranza. Gli ebrei, non dimentichiamolo, sono i padri fondatori dell’etica occidentale, gli architetti di quel concetto di legge e giustizia che è il fondamento di ogni democrazia. Lo sosteneva con forza Nietzsche ne La Genealogia della Morale: è stato il “popolo sacerdotale” a inventare la profondità dello spirito, a ribaltare i valori della forza bruta. Attaccarli significa sferrare un colpo alle radici stesse della nostra civiltà.
La DIGOS, in questa notte oscura, è stata il nostro argine. A loro va non un applauso di circostanza, ma la nostra ferma, incrollabile riconoscenza. Io li ho visti all’opera. So che non sono un’associazione di criminali, come una certa propaganda viscida cerca di dipingere. Sono un reparto di persone per bene che ha un compito ingrato: setacciare il fango della società per stanare i pericolosi e le teste di cazzo.
Sì, usiamo il termine giusto, crudo e violento come le loro azioni. Perché solo così si possono definire quegli esseri che ieri hanno sparato razzi ad altezza uomo. Non sono militanti, non sono attivisti. Sono grandissime teste di cazzo. E vanno trattati come tali: perseguiti, condannati e resi inoffensivi, senza se e senza ma.
Questa non è stata una protesta. È stato un assalto alla democrazia. E di fronte all’assalto, non si negozia. Si resiste.