Prime pagine, banner sui siti e hashtag
Le Ong pro-Pal arruolano i giornali, ecco il piano anti-Israele: fake e propaganda su oltre 200 testate
di Andrea B. Nardi - 3 Settembre 2025 alle 13:05
Attenzione: oltre 200 testate giornalistiche preparano una campagna anti-Israele coordinata da due Ong (Reporters Without Borders e Avaaz). La campagna mediatica internazionale è orchestrata appositamente per diffamare Israele, inondando l’opinione pubblica di fake news, e coinvolge almeno 50 Paesi. L’operazione si chiama Global Media Join Forces in a World-First for Press Freedom in Gaza, è sponsorizzata dal Palestinian Information Center di Hamas; e continua la meticolosa strategia di propaganda jihadista di menzogne cui abboccano gli utili idioti occidentali. Alle testate giornalistiche viene richiesto di diffondere un messaggio unificato che affermi: “Al ritmo con cui i giornalisti vengono uccisi a Gaza dall’esercito israeliano, presto non resterà più nessuno a tenervi informati”.
Il falso presupposto della campagna è che “a Gaza sono stati uccisi dall’Idf almeno 210 giornalisti”. Questo dato, in realtà, è completamente inventato, come acclarato da numerose indagini indipendenti, sia di istituzioni sia di autorevoli redazioni private. Il Wall Street Journal, per esempio, il 21 agosto scorso ha scritto: “Dei 192 presunti giornalisti nell’elenco del Cpj, Committee to Protect Journalists, 26 erano collaboratori di Al-Aqsa Tv, struttura di Hamas; 19 appartenevano ad Al-Quds Al-Youm, in forza alla Jihad islamica; 7 erano di Palestine Today, che lo stesso Cpj inquadra nella Jihad; 6 stavano con Al Mayadeen o Al-Manar (che appartengono a Hezbollah); altri 23 erano per pseudo testate inquadrate in vari gruppi terroristici che vanno da Hamas al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e agli Houthi, come confermato anche dal Dipartimento di Stato Usa”.
E ancora: Anas al-Sharif, reporter di [1]Al Jazeera, era a tutti gli effetti arruolato in Hamas; idem Abdullah Al-Jamal, spacciatosi per corrispondente di Palestine Chronicle, era il terrorista che teneva prigionieri in casa sua tre israeliani rapiti il 7 ottobre. Quindi, a parte i numeri di morti gonfiati ad arte, e non essendoci a Gaza giornalisti embedded, le uccisioni mirate dell’Idf colpiscono terroristi veri semplicemente travestiti da giornalisti, come quelli in azione nell’ex ospedale Nasser a Khan Yunis: Jum’a Khaled, Hisham Tayseer, Imad Abd al-Hakim, Muhammad Ahmad, Salah Yusuf, Omar Kamal. Tutti appartenenti ad Hamas e perfino coinvolti nel massacro del Sabato Nero.
Eppure, le due Ong stanno bombardando di istruzioni precise le redazioni internazionali per calunniare Israele con accuse infondate. Queste prevedono: prime pagine di stampa interamente o parzialmente nere con messaggi unificati; per le news online, banner neri con scritte coordinate e link ai comunicati stampa di Rsf; dichiarazioni prescritte per le emittenti televisive su schermi neri; materiali uniformati tradotti in nove lingue. Le testate partecipanti a questa operazione ricevono copioni e messaggi già scritti; materiali visivi e modelli standardizzati; tempistiche coordinate attraverso i fusi orari globali; campagne di hashtag unificati.
In tutto ciò non c’è proprio nulla del giornalismo indipendente e della protezione dei diritti. D’altra parte, Rsf non è nuova alle critiche di essere un gruppo fazioso terzomondista, mentre Avaaz appartiene allo spettro della sinistra-liberale, con appelli e azioni sempre diretti contro politici e gruppi di opposta compagine politica. Tutto ben lontano dalla libertà di stampa e dalla verità; molto più corretto definirlo raffinata guerra mediatica del neo-terrorismo jihadista.
[1] https://www.ilriformista.it/anas-al-sharif-e-lorgasmo-social-per-gli-sgozzamenti-dal-corriere-nessuna-domanda-scomoda-al-fratello-del-giornalista-ucciso-da-israele-477817/