Le Ragioni di Israele

L’inopportuna scivolata del cardinale Pizzaballa su Israele e il silenzio vaticano sulle democrazie delle impiccagioni e delle polizie morali

di Iuri Maria Prado - 17 Ottobre 2025 alle 11:54

Lo Spirito Santo ha guidato i cardinali elettori a non prescegliere Pierbattista Pizzaballa, della cui papabilità pure si vociferava. Fosse andata altrimenti, ci sarebbe stato il rischio che il successore di Pietro fosse il patriarca di Gerusalemme dei Latini che l’altro giorno reclamava un cambio di classe dirigente dello Stato ebraico. Il fatto che questo principe della Chiesa abbia auspicato analoghi avvicendamenti anche “in Palestina” non attenua – semmai aggrava – l’evidente inopportunità della dichiarazione cui si è abbandonato.

Salvo credere che la cosa appartenga a funzioni missionarie e pastorali (c’è da dubitarne, diremmo), appare a dir poco inappropriata l’intromissione di un plenipotenziario vaticano nelle faccende politiche ed elettorali di un’autorità statale altrui. Se infatti è ancora accettabile – per quanto assai discutibile – che il cardinale Pizzaballa sia tanto disinvolto quando discute del conflitto in corso nella Striscia (per esempio quando allude obliquamente al dolo israeliano nel colpire una chiesa), è invece del tutto fuori luogo quest’altra sua militanza tribunizia sull’adeguatezza della leadership di Israele.

Una leadership che sarà anche inadeguata, per carità, ma i cui destini sono fino a prova contraria affidati alla società israeliana e ai meccanismi democratici che ne regolano il corso istituzionale. O no? Ce lo immaginiamo il ministro degli esteri di questo o quel Paese che discute – reclamandone la sostituzione – della classe dirigente di uno Stato altrui? Ce lo immaginiamo l’alto rappresentate di questa o quella diplomazia che vagheggia di avvicendamenti nella gerarchia vaticana?

Che cosa spinga un cardinale a sentirsi libero di lasciarsi andare a una simile scompostezza, e che cosa spinga l’unanimità degli osservatori a trascurarla come se fosse nulla, è presto detto: lo Stato di Israele è l’unico adibito a tirassegno di qualsiasi pretesa passi per la testa di chiunque, a cominciare da quella che fa investigazioni sulla presentabilità politica di chi lo governa. E ciò che con riferimento a un altro Stato sarebbe considerato intrusivo, irrituale, irrispettoso, con riferimento allo Stato ebraico è giudicato ammissibile e persino dovuto.
Non si ha notizia di richieste vaticane rivolte al cambio altre classi dirigenti, per esempio quelle delle democrazie delle impiccagioni e delle polizie morali che sfondano il cranio delle ragazze con il velo fuori posto.

Il grande archivio di Israele

Abbonamenti de Il Riformista

In partnership esclusiva tra il Riformista e JNS

ABBONATI