Le Ragioni di Israele

L’ultima di Francesca Albanese: istigare al boicottaggio di Airbnb e Booking

di Iuri Maria Prado - 9 Novembre 2025 alle 09:00

Per un brevissimo periodo Francesca Albanese, la “special rapporteur” alle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei cosiddetti Territori Palestinesi Occupati, era stata messa un po’ da parte. Le televisioni e gli intervistatori abituati a reggerle il microfono nei suoi comizi da attivista avevano pensato che, almeno per qualche giorno, non fosse troppo opportuno concedere il palco alla sedicente avvocata che si indispettisce se sente nominare gli ostaggi israeliani e parla di “pietra di inciampo della logica” se un’ebrea sopravvissuta ad Auschwitz si permette di dire la sua sul genocidio.

Ma è stato precario, quell’accantonamento. E nel giro di poco tempo da quella doppietta di disinvolta sfrontatezza hanno ripreso a invitarla, accreditandone gli spropositi con rinnovato entusiasmo. Parallelamente, lei continua a esercitare la propria militanza anche sui social: da dove, in nome “del popolo” (scrive proprio così, “We, the People”), prima reclama che siano processati i “complici del genocidio”, cioè chiunque non faccia proprie le pazzotiche raccomandazioni che concludono i suoi sconclusionati rapporti, e poi istiga la gente a boicottare questo o quel presunto responsabile delle cospirazioni di cui vaneggia.

L’ultima, proprio dell’altro giorno, è una sfuriata contro Airbnb e Booking (note società in campo turistico-immobiliare) che a suo giudizio trafficherebbero in proprietà “su terreni palestinesi rubati” e sarebbero responsabili di “trarre profitto dall’apartheid”. Il fatto che non esistano né gli uni (i “terreni palestinesi rubati”), né l’altro (l’“apartheid”), costituisce il profilo meno grave di questa ennesima azione di turbativa di Francesca Albanese. Che un consulente delle Nazioni Unite, infatti, prenda a farsi capo-popolo istigando operatori e consumatori al boicottaggio commerciale delle imprese che finiscono nel suo mirino tribunizio dovrebbe far trasecolare chiunque, ed è intollerabile a prescindere da ciò che ciascuno può legittimamente pensare del conflitto in corso e delle rispettive responsabilità delle parti.

È grave che gli operatori economici e i consumatori siano esposti ai capricci militanti di una specie di agitatrice che organizza queste campagne senza che nessuno la chiami a risponderne. È ancor più grave che lo faccia sotto l’insegna legittimante (e a questo punto complice) di un’organizzazione internazionale, l’Onu, appesantita da troppi motivi di discredito per permettersi anche questo.

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