Le Ragioni di Israele

L’Università di Pavia si vergogna di aver cacciato il prof israeliano?

di Iuri Maria Prado - 3 Dicembre 2025 alle 12:34

Ci siamo occupati nei giorni scorsi, su queste pagine, del caso del professore ebreo [1] (pardon, israeliano) allontanato dall’Università di Pavia. Ci sono sviluppi interessanti.

Alle 15.10 del 19 novembre scorso veniva fatto circolare il resoconto dell’ultima seduta (17 novembre) del Senato Accademico di quell’ateneo. Nella seduta si faceva riferimento, tra l’altro, al caso riguardante quel professore. Questo il testo del resoconto: “Si è dimessa la prof.ssa Corgnati, componente esterna del CdA, per ragioni personali e in disaccordo con la sospensione dei rapporti con un docente israeliano (visiting a Farmacologia che si è autodenunciato come membro dell’IDF), conseguenza della mozione approvata dal Senato il mese scorso”. Successivamente, il portale web dell’Università pubblicava un sunto di quel verbale e, a proposito della vicenda, annotava soltanto: “Dimissioni componente esterno Consiglio di Amministrazione PRESO ATTO”.

Il 23 novembre era richiesto all’Università di Pavia e al Rettore di rendere note le ragioni dell’allontanamento del professore ebreo (pardon, israeliano), nonché le ragioni delle dimissioni di quella professoressa. Appariva senz’altro importante, infatti, che il pubblico, nonché gli studenti e gli operatori dell’Università, sapessero – come il verbale della seduta faceva sapere – che il professore era stato cacciato perché si era “autodenunciato come membro dell’Idf” e che quella professoressa si era dimessa perché era in disaccordo con quel provvedimento.

Con comunicazione del 1° dicembre, l’Università rispondeva a quella richiesta di informazioni spiegando che i verbali sono approvati “nella seduta immediatamente successiva”, e che “in nessuna bozza esistente al momento è presente il virgolettato” citato. Bum. Perché delle due, l’una. O il membro del Senato Accademico che ha fatto circolare il resoconto ha confezionato un falso, riferendo circostanze inesistenti e attribuendo al Rettore dichiarazioni che egli non ha fatto; oppure l’Università riferisce il falso quando, il 1° dicembre, argomenta che “nessuna bozza” reca quei riferimenti e quelle dichiarazioni.

Nei due casi, si tratterebbe di una bruttissima faccenda. Il dato di fatto è che il docente ebreo (pardon, israeliano) è stato cacciato. È comprensibile che l’Università di Pavia e il Rettore siano in una situazione di imbarazzo nel dover rendere pubblico che è stato cacciato perché si è “autodenunciato come membro dell’Idf”. È comprensibile che siano in imbarazzo nel vedere pubblicate le ragioni per cui quella professoressa, in dissenso, si è dimessa. Ma non dovrebbero ricorrere a questi espedienti per uscire dall’angolo. Anche perché non ne escono, anzi: ci si schiacciano in modo tanto più imbarazzante.

La smettano di ciurlare nel manico. Hanno fatto fuori l’ebreo (pardon, l’israeliano) perché ha la colpa che grava su pressoché tutti gli israeliani idonei, e cioè di aver fatto parte dell’esercito di popolo dello Stato ebraico. Una docente, dimettendosi, ha denunciato quella vergogna. L’Università di Pavia vuole rivendicare tutto questo? Liberissima. Ma non pretenda che tutto questo rimanga sotto al tappeto.

[1] https://www.ilriformista.it/cosi-luniversita-di-pavia-nasconde-il-7-ottobre-sotto-al-tappeto-486284/

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