Terrorismo è dolore
Marattin: “Guerra a Gaza utilizzata per rinfocolare antagonismo nel Paese. Non saremo mai dalla parte di chi sventola striscioni pro 7 ottobre”
di Redazione - 6 Ottobre 2025 alle 10:51
Si è svolto a Verona l’evento dal titolo “Terrorismo è dolore”, nel corso di domenica 5 ottobre 2025, un appuntamento a cura del Partito Liberaldemocratico, con la collaborazione del quotidiano il Riformista e dell’Associazione Italia Israele Scaligera Estense. La giornata di approfondimenti, testimonianze, dibattiti sulla questione mediorientale, cui hanno preso parte circa 200 persone, ha visto la necessità di volgersi in una location comunicata solo agli iscritti a partecipare, per motivi di sicurezza, ovvero la Sala Ater di Piazza Pozza, nel quartiere San Zeno.
“Terrorismo è dolore” è stato organizzato con la partecipazione di Forza Italia, Europa Radicale, Unione associazioni Italia Israele, Associazione Italia Iran, Buona Destra, Acribia. L’appuntamento ha voluto rappresentare un contributo da parte del Partito Liberaldemocratico e degli altri soggetti che ne hanno curato lo svolgimento, alla riflessione sulle tragedie che si vivono in Medio Oriente, anche alla luce dei recenti sviluppi, con l’avvio di un percorso di pace, a seguito dell’incontro fra il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu.
Come ha spiegato Valeria Pernice, membro della segreteria nazionale PLD, con delega ai Rapporti Territoriali, l’evento nasce anche come risposta ai fatti degli ultimi giorni: “Lo dico davanti ai gazawi riusciti a fuggire da Hamas ed ai sopravvissuti del 7 Ottobre che sono presenti qui con noi oggi e che ringrazio: l’Italia è stata paralizzata da uno sciopero generale dei lavoratori convocato calpestando la vostra voce.
Perché in Italia molti dirigenti sindacali, anziché di tutelare i diritti dei lavoratori, si occupano di fare propaganda geopolitica con la certezza, presto o tardi, di ricevere in cambio un posticino blindato alle elezioni nella coalizione di sinistra”.
“Lo scenario Mediorientale è molto complesso ed in esso agiscono parecchi attori, non solo Israele e il popolo palestinese; attori che manovrano in sottofondo e che hanno l’obiettivo di diventare potenza egemone nell’area: Iran, Arabia Saudita e Turchia, ai quali possiamo aggiungere l’Egitto. Quest’ultimo, al momento, focalizza la sua attenzione sulla sua sicurezza, con un occhio alla Libia. Gli altri tre sono particolarmente attivi; tutti ritengono di avere diritto alla leadership sul mondo musulmano. Fra loro, l’Iran è chiaramente schierato contro l’Occidente ed è contrapposto all’Arabia Saudita da un odio secolare; la Turchia teoricamente è nel campo occidentale, ma in pratica gioca in tutti i campi e sogna di tornare ad avere l’egemonia sull’area. La fine del conflitto, che tutti noi auspichiamo possa terminare con la messa in atto del Piano di Pace proposto dal Presidente Trump, probabilmente non porterà alla conclusione di tutte le tensioni nell’area, ma porterà alla luce del sole questioni che ora covano sotto la cenere”, ha sottolineato il generale Pietro Serino, responsabile Difesa e Sicurezza del PLD, che ha fornito un quadro geopolitico dell’area Mediorientale.
“La mediazione diplomatica è l’unica via percorribile. Oggi è importante parlare di relazioni internazionali e diplomazia, entro il contesto di un mondo sconvolto da conflitti, nei quali in special modo i bambini sono vittime innocenti. In questo momento Trump sta cercando di mantenere il primato in uno scenario che resiste al cambiamento e che, soprattutto subisce l’intervento di fake news e propaganda. Le relazioni internazionali hanno, dunque, da affrontare anche la sfida tecnologica. In Medioriente, in questo momento, a fronte di una fase di grande debolezza da parte dell’Europa, Usa e Lega Araba stanno mettendo in atto quanto possibile in ambito di strategia internazionale: in queste ore vediamo infatti prendere forma l’accordo di pace scritto a mille mani, dalla Lega Araba fino a Trump, passando per Tony Blair. Un accordo che vede moltissimi protagonisti, i cui principali attori hanno tutti un obiettivo: una pace duratura in Medioriente”, ha affermato Alessandra Franzi, responsabile Esteri e italiani all’estero del PLD.
Fra gli ospiti, hanno condiviso le loro riflessioni sulla questione mediorientale: Valeria Pernice (Responsabile Territori PLD), Celeste Vichi (Presidente Unione Associazioni Italia Israele), Pietro Serino (Difesa e Sicurezza PLD), Alessandra Franci (Esteri e italiani all’estero PLD), Niram Ferretti (saggista), Claudio Velardi (Direttore “Il Riformista”); Federica Iaria (Vicepresidente Associazione Italia Israele Scaligera Estense); Alessandra Veronese (Docente Università di Pisa), Anna Paola Concia (già Parlamentare). Rino Casella (Docente Università di Pisa) ha parlato dell’aggressione subita durante una lezione: “Solo il diritto oggi sembra essere un argine alla violenza nei toni e anche nelle azioni che stiamo vivendo. Certo, stiamo vivendo un momento in cui un dialogo sereno e non violento è veramente difficile da applicare, ma ancora più preoccupante è stata la totale distanza dell’Università, del rettore e di molti colleghi dalla Condanna di quanto è successo. Quello che ho vissuto è stato davvero duro. Non capire che avere posizioni differenti non vuol dire aggredire gli altri ci racconta quanto preoccupante sia la situazione in Italia oggi”.
All’evento hanno portato la loro testimonianza: Hamza Howidi (dissidente Gazawo), Daniel Lanternari (sopravvissuto al 7 ottobre 2023), Alessandra Casula (voce di Moumen Al-Natour, Avvocato dissidente), Angelica Calò Livnè (Testimonianza dal Nord d’Israele e voce di vittime del Nova), Hana Namdari (giornalista Iraniana dissidente). “Hamas fa della povertà uno strumento di reclutamento. Gli aiuti umanitari vengono sistematicamente sottratti ai civili cui sarebbero destinati. Hamas rivendica vittoria e resistenza, ma a noi non resta altro che contare i morti; quello che fa in realtà è terrorismo e oppressione del popolo”, ha affermato Hamza Howidi, dissidente gazawo, arrestato e torturato da Hamas.
“Hamas mi ha arrestato più di 20 volte, torturandomi. Noi nella Striscia di Gaza, soffrivamo e vivevamo nella miseria già prima del 7 ottobre. Hamas ha voluto proseguire in una guerra impari che non rappresenta i veri valori dei Palestinesi: noi vogliamo convivere in pace. Invito voi europei a fare pressioni su Hamas, affinché lasci la Striscia di Gaza. Vogliamo creare un governo civile, che abbracci idee pacifiche e non distruttive, sulla scia dell’Iran. Salvate i cittadini di Gaza, che sono differenti da Hamas. Aiutateci a creare un governo civile, liberateci con azione diplomatica su Hamas, ascoltare noi attivisti”. Queste le parole di Moumen Al-Natour, avvocato dissidente gazawo, uno dei fondatori del movimento “We want to live”, il movimento di resistenza palestinese contro Hamas), in un video condiviso nel corso dell’evento.
Nel panel dedicato alla politica, Claudio Velardi, direttore del quotidiano ‘il Riformista, ha condotto un dibattito cui hanno preso parte: Daniele Nahum (Consigliere Comunale di Azione Milano), Flavio Tosi (Segretario Regionale ed Europarlamentare Forza Italia), Marco Taradash (Europa Radicale), Mauro Malaguti (Onorevole Fratelli di Italia). “Noi abbiamo sposato la causa della difesa, della sopravvivenza e della lotta al terrorismo da parte di Israele e siamo oggetto di minacce di varia natura, ma quello che mi preoccupa di più è che questo evento abbiamo dovuto organizzarlo in clandestinità, senza poter comunicare dove si faceva”, ha sottolineato il direttore Velardi.
Nel corso della giornata, come ha spiegato in conclusione dei lavori il Segretario Nazionale del Partito Liberaldemocratico, il deputato Luigi Marattin, si è parlato anche di storia, “perché gli eventi di oggi non si capiscono se non si studia cosa ci ha portato ad essi. Abbiamo avuto le testimonianze di sopravvissuti del 7 ottobre e di palestinesi anti-Hamas. Abbiamo avuto con noi Rino Casella, il professore dell’ateneo di Pisa aggredito da alcuni squadristi mentre faceva lezione, un triste episodio del quale mi sono occupato presentando un’interrogazione parlamentare. Ma la cosa davvero importante è che abbiamo voluto essere in tantissimi a rifiutare la demagogia, la violenza e l’odio, con momenti di approfondimento e confronto”.
“Sto riflettendo molto su quanto accade; ciò ci distingue in qualità di liberaldemocratici è la capacità di chiederci perché accadono le cose. Perché vediamo tante persone scendere in piazza a urlare? Accade per vari motivi. C’è in questo Paese uno strisciante antisemitismo, un serpente mai domato. Inoltre, si scende in piazza per avversione verso le economie di mercato e le democrazie: in questo Paese, ma non solo, si sciopera più volentieri contro governi democratici che contro altri regimi. E ancora, c’è la tendenza a scendere in piazza perché si tende a solidarizzare con la parte piccola di un conflitto, che io chiamo ‘alla Davide contro Golia’. Infine, si tende a voler usare quel tipo di conflitti per rinfocolare l’antagonismo in politica interna”, ha aggiunto Marattin.
“Di queste quattro concause, l’ultima è quella che mi preoccupa di più. La sinistra di un tempo non avrebbe mai fatto entrare Francesca Albanese in una sezione di partito, dopo quanto vvenuto nei iguardi el sindaco di Reggio Emilia che ha chiesto la liberazione degli ostaggi israeliani. Oggi, invece, a differenza di quanto avveniva negli anni ’70, la sinistra si è sottomessa all’approccio antagonista”, ha affermato Marattin. “Noi non vogliamo, invece, adagiarci e coccolare l’antagonismo. Per quante persone possano esserci in piazza, noi non staremo mai con chi espone striscioni che rivendicano il 7 ottobre. Non ci troveranno mai da quella parte”, ha concluso Marattin.
La giornata ha avuto termine con un momento di preghiera per tutte le vittime del terrorismo, con Tomer Corinaldi.