L'intervista
Marco Lisei: “Minacciato dai pro-Pal perché ho criticato la Flotilla. I membri? Estremisti di sinistra che cavalcano un dramma”
di HaKol - 17 Settembre 2025 alle 11:39
Ricoperto di insulti e minacce, indirizzate persino ai suoi figli. «Speriamo che qualcuno spari a quest’uomo», «Spero che qualcuno si armi per farti fare la fine che meriti a te e tutta la tua famiglia», «Bisogna aspettarlo fuori dallo studio tv», «Andrebbe legato in piazza», «Chissà se ha una famiglia», «Spero che lo prenda un drone», «Maiale sionista». La colpa di Marco Lisei? Aver osato criticare la Global Sumud Flotilla ed essersi permesso di mettere in dubbio la ricostruzione sugli «attacchi con droni alle imbarcazioni per colpa di Israele». E così il senatore di Fratelli d’Italia è finito nel bersaglio di chi predica «pace» ed è partito in «missione umanitaria». La maschera dei pro-Pal è calata di nuovo: dietro la retorica c’è solo un mare di menzogne, odio e livore.
Senatore, è bastata una dichiarazione contro la Flotilla per ricevere una valanga di insulti e minacce. Se l’aspettava?
«Onestamente no, nonostante venga da Bologna dove la ferocia di sinistra è tra le più aggressive in Italia, tendo sempre a sottovalutare l’odio che la sinistra può avere. Alcuni addirittura estendono le minacce alla famiglia. Temo molto per quello che accadrà nei prossimi mesi nelle piazze. Tra l’altro, non ho avuto la solidarietà di nessuno a sinistra, ma non mi stupisce. C’è una contiguità evidente».
Insomma, sospetta che gli «attacchi» alle imbarcazioni pro-Pal possano essere stati addirittura autoprocurati per dare visibilità all’operazione?
«Io, come peraltro molti esperti, ho semplicemente messo in discussione la loro ricostruzione di un attacco. Ho detto che può essere un incidente e che non escludo se lo siano autoprocurati per fare clamore. Ho parlato di ipotesi, non l’ho detto come certezza. D’altronde, credo sia oggettivo che quella iniziativa politica stia cercando visibilità massima. Se fosse stato un attacco per bloccarli avrebbe avuto altri effetti, il risultato di quanto accaduto mi sembra faccia solo gioco alla loro ricerca di visibilità».
Il clima d’odio è sempre più preoccupante. E, guarda caso, ad alimentarlo è proprio chi guida una «missione umanitaria» in nome della «pace». Un cortocircuito…
«Ma quella missione non è umanitaria, non scherziamo. Chi vuole portare aiuti a Gaza segue i canali istituzionali che sono gli unici che lo garantiscono. È quello che sta facendo il governo Meloni, che ha fatto pervenire migliaia di tonnellate tra camion e aviolanci dell’esercito, salvando centinaia di bambini negli ospedali italiani, curando i feriti con la missione Levante. Dobbiamo essere orgogliosi che la nostra nazione sia tra le prime al mondo per aiuti. Quella è una missione politica, portata avanti dall’estrema sinistra e – cosa grave – da esponenti del mondo arabo vicini ad Hamas. Queste realtà politiche sono intrise di odio e ideologia, sono lupi vestiti da agnelli. Quindi non facciamo finta che sia una missione umanitaria».
Non solo le intimidazioni nei suoi confronti: la giornalista Del Vecchio è stata espulsa dalla missione perché faceva il suo lavoro. Alla faccia della libertà di stampa…
«Una giornalista di un quotidiano, va precisato, non certo di destra, anzi. C’è di più, abbiamo saputo che i giornalisti vengono perquisiti, spogliati dei cellulari. Questo è un altro indizio che fa capire l’assoluta assenza di un senso di democrazia di Flotilla e la volontà di manipolare le informazioni. E noi dovremmo prendere per oro colato le loro ricostruzioni su uno pseudo-attentato? Credo che sia legittimo avere dubbi sulla loro versione…».
Di cosa hanno paura i membri della Flotilla?
«Hanno paura di essere descritti per quello che sono. Estremisti di sinistra che stanno cavalcando un dramma per portare avanti le loro tesi politiche, che a mio avviso alimentano antisemitismo e odio. Invece vogliono passare, e vengono fatti passare dal carrozzone mediatico progressista, per una congrega di frati francescani. Abbiamo la responsabilità di criticare le azioni eccessive del governo di Israele, ma anche di non fomentare un odio diffuso e indiscriminato contro la popolazione ebraica; dobbiamo aiutare in tutti i modi la popolazione palestinese, come sta facendo il governo, ma anche la ferma necessità di sradicare i terroristi di Hamas».
La sinistra chiede al governo italiano di tutelare i connazionali sulla Flotilla, ma la sensazione è che in molti – più che portare cibo – sperano in un incidente per usarlo come testimonianza definitiva della «brutalità e criminalità» di Israele…
«Tutta la missione politica si basa su quello, vogliono un incidente. Sono centri sociali e collettivi, a ben vedere è la stessa strategia che usano nelle piazze. Vanno avanti per forzare i cordoni delle forze armate, subiscono le cariche e poi fanno passare le forze di polizia per brutali e ingiuste. La presenza di parlamentari di sinistra conferma la loro vicinanza a queste frange. Il governo ha dimostrato di tutelare gli italiani all’estero a prescindere dalle loro ideologie: lo farà anche in questa occasione se necessario, nonostante – diciamolo chiaramente – se la “stiano andando a cercare”, ma non è possibile una tutela anticipata».