"Educazione, innovazione e tecnologia"
Medio Oriente, Leal: “La vera pace nel solco di Shimon Peres, valorizziamo una nuova generazione di israeliani e palestinesi”
di HaKol - 16 Settembre 2025 alle 12:39
«Il nostro lavoro è far avanzare la visione di Shimon Peres di un Israele prospero all’interno di un Medio Oriente pacifico». Yarden Leal è general director del Peres Center for Peace & Innovation, fondato appunto dallo scomparso presidente israeliano e Premio Nobel per la Pace. Una realtà che dimostra come nel Paese non esista solo il conflitto. Democrazia e convivenza si manifestano nel campo della politica, dell’economia e della società.
Dottoressa, qual è la missione del Peres Center e come si sta evolvendo nel contesto geopolitico attuale in Medio Oriente?
«Shimon Peres credeva che la costruzione della pace fosse un’impresa pubblica e partecipativa. Gli accordi a porte chiuse formati dai politici non erano sufficienti per costruire una pace in grado di essere accolta dai popoli della regione. Oggi più che mai la pace è nelle mani delle persone. Il Peres Center opera in un clima di particolare insicurezza. Tuttavia, resta fermo nella sua missione di promuovere un discorso sociale positivo, amplificando una visione di Israele basata su solidarietà, rispetto reciproco e inclusività. Anche nei tempi più difficili, non possiamo abbandonare le opportunità di interazione tra ebrei e arabi israeliani. Il nostro dovere è assicurare il futuro dello Stato di Israele per tutti i suoi cittadini e garantire il posto di Israele in una società globale sicura, democratica e proiettata al futuro».
La vostra missione è dare concretezza alla visione di un Premio Nobel per la Pace. Come operate in questo senso?
«Il Peres Center lavora insieme a partner locali, regionali e internazionali per implementare programmi di sviluppo utili a centinaia di migliaia di beneficiari di tutte le età, religioni, generi e background culturali. Come desiderava Shimon Peres: essere un “do tank” attivo e non solo un “think tank”. Da quasi trent’anni siamo attivi nei campi di medicina, assistenza sanitaria, agricoltura, ambiente, istruzione, leadership giovanile, business, innovazione e imprenditorialità, finalizzati a costruire una società civile regionale».
Quali sono i principali valori che vi guidano?
«Le nostre iniziative si basano sulle teorie del cambiamento “contatto sociale/culturale” e della “cooperazione/interesse reciproco”. Se gli individui appartenenti a gruppi in conflitto hanno opportunità di interagire, possono passare da un dialogo antagonista a uno cooperativo, costruendo fiducia, comprensione e rispetto reciproci. Questo è sempre stato un compito difficile, ancora di più negli ultimi due anni. Ma lo vediamo come nostro dovere e responsabilità».
Facciamo degli esempi concreti.
«Penso ai programmi per la promozione dell’outsourcing high-tech indirizzato a una classe di lavoratori palestinesi con competenze digitali. Oppure al sostegno dei piccoli imprenditori palestinesi per entrare sul mercato israeliano. Nostro, inoltre, è stato il lancio di un incubatore tecnologico palestinese a Ramallah, oggi hub principale per i finanziamenti e l’accelerazione di startup in Cisgiordania».
Ha parlato anche di programmi in ambito medico-sanitario.
«Sono iniziative che mirano a supportare lo sviluppo del sistema sanitario pubblico palestinese, rafforzandone le capacità locali di specializzazione. Questo significa ridurre le barriere alla salute pubblica e migliorare la qualità del servizio sanitario per i pazienti palestinesi più vulnerabili. Oltre ai benefici medici, i programmi medici del Peres Center agiscono come ponti di pace, costruendo impegno e cooperazione tra autorità sanitarie pubbliche, ospedali, team medici, pazienti e famiglie».
Il centro promuove anche l’uso della tecnologia e dei social media per favorire il dialogo e la comprensione reciproca.
«Il Peres Center ospita il più grande e completo Centro dell’Innovazione israeliano nel Paese. Un hub per l’educazione all’innovazione e per lo sviluppo dell’ecosistema tecnologico».
Quali sono le principali sfide che il Peres Center affronta oggi per mantenere ed espandere la sua influenza nella promozione della pace attraverso l’innovazione?
«Oggi serve una grande dose di ottimismo, fiducia in quel che si sta facendo e un forte spirito imprenditoriale. Shimon Peres sapeva che quando qualcosa appare impossibile, di solito significa che è proprio quello che serve di più, e continuiamo a cercare chi voglia lavorare insieme per un futuro migliore».
Come vede il ruolo del centro nei prossimi 5-10 anni, sia a livello locale che internazionale?
«Tra alti e bassi politici nella regione, il Peres Center deve continuare a essere una casa solida per la visione di Israele come Stato sicuro, democratico e che vive in pace con i suoi vicini regionali. Questo significa educare e valorizzare una nuova generazione di israeliani, ebrei e arabi».