MESSAGGERO – Il piano degli Usa per la nuova Gaza «Aree per un milione di residenti»

di Redazione - 3 Novembre 2025 alle 15:39

Il piano degli Usa per la nuova Ga2a «Aree per un milione di residenti» IL PROGRAMMA Q uando ha deciso di prendere in mano il dossier “Ga2a”, Donald Trump aveva messo subito in chiaro che il principale obiettivo doveva essere la ricostruzione, far nascere una “nuova Ga2a”. Il problema però è che questa rinascita passava (e passa) attraverso tre condizioni. Il ritiro graduale delle forze israeliane, il disarmo e la fine di Hamas e la nascita di una forza di stabilizzazione, principalmente araba. Queste tre condizioni, per ora, sembrano molto lontane dalla realtà. L’Idf occupa circa la metà della Striscia, Hamas sta riprendendo il controllo nelle altre zone, e i piani per la forza multinazionale sono in alto mare. Anche perché i Paesi arabi non vogliono svolgere compiti di polizia per conto di Israele e con Hamas ancora armato. E nessuno si muove senza un chiaro mandato, anche delle Nazioni Unite, e senza una strategia. LA RICOSTRUZIONE Nonostante questo, l’amministrazione americana vuole partire con la ricostruzione. E come hanno spiegato le fonti del Times of Israel, l’idea è quella di farlo dalle zone controllate da Israele, cioè a est della “Linea Gialla” e nell’area di Rafah. Il progetto prevede la costruzione di un primo gruppo di zone residenziali dove dovrebbero trasferirsi un milione di palestinesi. Ma il piano ha già trovato il freno dei Paesi arabi, che lo ritengono irrealistico e pericoloso. Da un lato, i palestinesi dovrebbero scegliere se vivere sotto Hamas o sotto l’autorità del Paese visto come il nemico esistenziale. Dall’altro lato, oltre alle difficoltà di spostare centinaia di migliaia di persone e dare loro una vita dignitosa, il pericolo è che la Striscia risulti divisa. E senza alcuna garanzia sul futuro. La situazione appare ancora poco chiara. Anche perché lo stesso cessate il fuoco tra Hamas e Israele continua a essere appeso a un filo. Ieri, l’Idf ha autorizzato squadre della Croce Rossa e del gruppo armato a effettuare “pattugliamenti congiunti” per cercare i corpi degli ostaggi a Khan Yunis e nel quartiere di Shejaiya, a est di Ga2a. In serata, la milizia ha consegnato le bare con i resti di tre ostaggi, uno dei quali dovrebbe essere il colonnello Assaf Hamami. E Al Jazeera ha annunciato che Hamas ha accettato di ritirarsi dalle zone della Striscia che dovrebbero essere sotto il totale controllo dell’Idf. E i miliziani rimasti nelle ultime sacche a est della Linea Gialla sono stati autorizzati a passare attraverso corridoi gestiti dalla Croce Rossa. LE REAZIONI Il premier Benjamin Netanyahu, accusato in maniera trasversale di essere troppo subalterno agli Usa, ha provato a rispondere alle critiche. «Riferiamo ai nostri amici americani, ma non chiediamo il loro permesso», ha tuonato Bibi, che ha ribadito che l’obiettivo rimane l’eliminazione di Hamas. Il mirino del governo continua a essere poi sul Libano, dove sia Netanyahu che il ministro della Difesa, Israel Katz, hanno avvertito che Hezbollah «si sta riarmando». Israele «non permetterà che il Libano si trasformi in un nuovo fronte contro di noi e agiremo se necessario» ha detto il premier, mentre nel sud del Paese dei cedri si svolgevano i funerali di cinque membri di Hezbollah uccisi negli ultimi raid. E intanto, in Israele è esploso un nuovo caso, quello della pubblicazione del video in cui alcune guardie carcerarie abusavano di un detenuto di Ga2a nel carcere di Sde Teiman. Yifat Tomer-Yerushalmi, l’ex procuratrice generale militare che aveva disposto la consegna del video a un giornalista di Channel 12, ieri era scomparsa dopo le dimissioni, per essere ritrovata poi alcune ore dopo sana e salva. Lo. Vi.

Il grande archivio di Israele

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