Netanyahu può solo attendere

Pace a Gaza, Hamas nicchia, Qatar e Turchia in pressing ma le mine vaganti sono Smotrich e Ben Gvir

di HaKol - 2 Ottobre 2025 alle 11:39

GERUSALEMME – La risposta di Hamas ancora non è arrivata. Ma dalla milizia palestinese arrivano segnali discordanti. Alcune fonti danno ormai quasi per certo l’ok del gruppo al piano del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e già accettato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. Altre, invece, segnalano che all’interno della milizia si stia rafforzando il partito del rifiuto, perché l’accordo è visto come eccessivamente aderente alle posizioni di Israele e agli obiettivi che Netanyahu si è posto per dichiarare la vittoria nella Striscia di Gaza.

Ma al momento, tra le due posizioni, quella che appare maggioritaria è quella di una “pausa di riflessione”. E forse serviranno più delle 72 ore immaginate dal presidente Usa. Una fonte del gruppo che ha parlato con Al-Arabiya dicendo che “Hamas ha ribadito ai mediatori il proprio diritto di proporre modifiche al piano, sottolineando come lo stesso Netanyahu abbia già apportato cambiamenti analoghi”. La milizia palestinese non è convinta soprattutto della gestione futura della Striscia, soprattutto perché l’entità internazionale di transizione pensata da Trump non sarebbe coerente con un’amministrazione esclusivamente locale, anche se slegata da Hamas e altri partiti. Infine, Hamas vorrebbe una sorta di “cronoprogramma” del ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza e non una semplice promessa di un abbandono graduale della regione da parte delle Israel defense forces. Mentre altre fonti, questa volta all’Afp, hanno detto che il gruppo vorrebbe modificare le clausole sul disarmo e sull’esilio dei suoi membri.

La trattativa, quindi, sembra iniziata. E sono in molti a sospettare che The Donald rischia di non vedere affiorare un vero e proprio “si” al suo piano. Le pressioni su Hamas sono molte, anche da parte dei governi del Medio Oriente. Secondo Axios, Egitto, Qatar e Arabia Saudita stanno facendo di tutto per convincere Hamas ad accettare l’accordo. I leader del gruppo sono stati raggiunti da ben tre delegazioni in 24 ore per cercare di sbloccare la trattativa. Ci sono stati incontri con il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, il capo dell’intelligence egiziana, Hassan Rashad, e anche il vertice dei servizi segreti turchi, Ebrahim Kalin. Ma dal Cairo, lo stesso ministro degli Esteri Bader Abdelatty ha confermato che potrebbero servire altri negoziati.

La questione è ovviamente centrale anche nel dibattito interno di Israele, entrato oggi nello Yom Kippur. Perché se Netanyahu ha accolto il piano, le opposizioni hanno concordato sulla bontà della bozza firmata da Trump, e le piazze e i familiari degli ostaggi hanno ammesso la loro gioia, la destra radicale è già sul piede di guerra. Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha già criticato il piano definendolo un “fallimento diplomatico”. Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza nazionale, lo ha addirittura definito “pericoloso per la sicurezza di Israele”. “Ne parlerò ampiamente”, ha dichiarato Ben Gvir, “ma fin da ora bisogna dire che danneggia la sicurezza, è pieno di lacune e non raggiunge gli obiettivi di guerra che ci siamo prefissati”. “È vero, siamo tutti entusiasti del ritorno degli ostaggi” ha continuato il ministro e leader di Otzma Yehudit, “ma il prezzo da pagare è inconcepibile e avrò altro da dire su questo argomento”. E anche all’interno del Likud, il partito di Netanyahu, c’è chi ha già storto il naso. Si tratta, come raccontano i media locali, di membri non troppo importanti del movimento. Ma in ogni caso, è un segnale che “Bibi” non può sottovalutare.

L’impressione, in ogni caso, è che a questo punto Netanyahu può solo attendere. Se Hamas accetta, può dire di avere costretto la milizia a un accordo che aderisce ai suoi obiettivi di guerra. Se rifiuta, le forze armate sono pronte a stringere ancora di più l’assedio su Gaza. Ieri, l’Idf ha preso il pieno controllo del Corridoio Netzarim bloccando ogni spostamento da sud a nord. E il ministro della Difesa, Israel Katz, ha avvertito anche la popolazione. “Questa è l’ultima opportunità per i residenti di Gaza che desiderano farlo di spostarsi a sud e lasciare gli operativi di Hamas isolati a Gaza City”, ha detto il ministro, “Coloro che rimarranno, saranno considerati terroristi e sostenitori del terrorismo”.

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