Volare bassi, non pubblicizzare troppo
Parlate del 7 ottobre ma non ditelo troppo in giro e non fornite dettagli sulla location appestata…
di Iuri Maria Prado - 4 Ottobre 2025 alle 11:18
Prima che per il governo e per le forze dell’ordine, il fatto che certe manifestazioni debbano essere “protette” costituisce un problema per il Paese. Meglio: un problema “del” Paese.
Chi organizza un’occasione di incontro pubblico – per così dire – non convenzionale sulla guerra di Gaza o anche solo su ciò che l’ha scatenata, cioè il pogrom del 7 ottobre, è costretto a non fornire indicazioni sul luogo dell’evento. Perché ragioni di sicurezza raccomandano di non farne un obiettivo di azioni turbativa.
Siamo anche oltre, dunque, la situazione di disagio civile in cui l’esercizio dei minimi diritti costituzionali (riunirsi, parlare) deve essere posto sotto tutela: siamo addirittura all’esigenza di tenere in clandestinità le informazioni sulla sede dell’iniziativa.
Organizzare convegni sul presunto genocidio a Gaza non pone simili problemi. Tenere manifestazioni sul preteso regime di Apartheid impiantato da Israele non genera rischi di sicurezza. Che invece ci sono per chi voglia discutere di quanto è successo dal 7 ottobre in qua non dico neppure per contestare la rappresentazione corrente, ma anche solo per suggerire timidamente che può essercene un’altra.
È purtroppo già lungo l’elenco delle conferenze, dei dibattiti, degli incontri destinatari del “suggerimento”: volare bassi, non pubblicizzare troppo, e in ogni caso senza il pericoloso dettaglio relativo alla location appestata. Non è un buon segno di salute civile e democratica. Ed è tanto grave perché non si tratta di un clima che mette in pericolo la società: si tratta di un clima in cui la società è un pericolo per sé stessa.