Le Ragioni di Israele
Pericolo escalation in Libano, raid dell’Idf nel sud del Paese: due morti tra le fila di Hezbollah. Netanyahu, problemi anche sul fronte interno
di HaKol - 4 Novembre 2025 alle 08:00
La forza di stabilizzazione della Striscia di Gaza resta un’ipotesi decisamente molto lontana dalla sua concretizzazione. L’incontro di Istanbul, con il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan che ha invitato gli omologhi di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Indonesia, Pakistan e Qatar, ha confermato i problemi nell’attuare uno dei punti principali del piano di Donald Trump. E il primo ad affermarlo è stato proprio Fidan, che ha sottolineato la necessità di “preparare un accordo quadro generale”, a cui i Paesi parteciperanno “in base ai loro criteri”, e che al momento vi sono “alcuni problemi nell’attuazione del cessate il fuoco a Gaza” accusando Israele di violarlo da quando è iniziato.
Dello stesso avviso è stato il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, che sempre ieri ha detto che “Hamas sembra essere abbastanza determinato a rispettare l’accordo di cessate il fuoco, mentre Israele ha un pessimo record”. Ma nonostante i raid dell’Idf e la mancata riconsegna di tutti i corpi degli ostaggi da parte di Hamas, né il premier Benjamin Netanyahu né la leadership della milizia hanno voluto interrompere il cessate il fuoco. L’interesse di entrambe le parti, al momento, è quello di non irritare Washington e allo stesso tempo cercare di riprendere fiato. Hamas vuole inoltre riconquistare l’autorità sulle aree senza esercito israeliano e fare in modo di essere coinvolta nelle scelte sul dopoguerra. Mentre Netanyahu per ora ha diversi obiettivi e già guarda alle prossime elezioni. Bibi ieri è stato chiaro: Israele ha bisogno di “un esercito grande, forte e anche intelligente”. “Non abbiamo cambiato solo il Medio Oriente, abbiamo cambiato noi stessi. Non c’è più contenimento. C’è iniziativa e proattività costanti”, ha detto il primo ministro in una riunione con i più alti ufficiali della riserva, il ministro della Difesa, Israel Katz, e il capo di Stato maggiore dell’Idf, il generale Eyal Zamir. E questa proattività si vede su tutti i fronti.
Nella Striscia, Netanyahu ha bloccato l’accordo per fornire un lasciapassare a 200 miliziani di Hamas bloccati nei territori controllati dallo Stato ebraico. Sul fronte libanese, continua ancora a salire la tensione. Altre due persone ritenute appartenenti a Hezbollah sono state uccise in un raid dell’Idf nel sud. E mentre aumenta il pressing di Israele, Usa e vari Paesi arabi su Beirut affinché faccia il possibile per disarmare il movimento sciita, ieri una fonte del Partito di Dio ha sottolineato come Hezbollah sia “impegnato a rispettare l’accordo con Israele, che include solo l’area a sud del Litani” ma che potrebbe “rispondere in caso di invasione di terra”. E senza un accordo tra Israele e Libano, il rischio di un’escalation appare sempre più concreto. Ma a preoccupare Netanyahu è anche il fronte interno. Sul lato processuale, ieri ha incassato ancora una volta il sostegno di Trump, che alla Cbs ha detto che “saremo coinvolti per aiutarlo un po’, perché penso che sia molto ingiusto”. Ieri gli avvocati di Bibi hanno chiesto al tribunale di Tel Aviv di ridurre l’udienza di oggi per un “urgente impegno diplomatico”.
Il presidente israeliano Isaac Herzog ha ribadito, durante la cerimonia per il 30° anniversario dell’assassinio del primo ministro Yitzhak Rabin, che la crescente tensione interna sta portando il Paese “di nuovo sull’orlo dell’abisso”. E proprio all’interno della maggioranza, l’ultradestra ha ottenuto un nuovo risultato facendo approvare in Commissione per la sicurezza nazionale della Knesset la proposta di legge sulla pena di morte per le persone accusate di terrorismo. Idea presentata dalla deputata Limor Son Har-Melek del partito di estrema destra Otzma Yehudit e che potrebbe essere esaminata in parlamento già domani. Gal Hirsch, responsabile degli ostaggi del governo, ha detto che Netanyahu la sostiene.
Intanto in Israele continua a tenere banco il caso dei procuratori militari che hanno svelato gli abusi a un prigioniero palestinese nel campo di Sde Teiman. L’ex procuratrice generale militare di Israele, Yifat Tomer-Yerushalmi, e l’ex procuratore militare capo, Matan Solomosh, sono stati arrestati per “fuga di notizie e altri reati gravi”. Le accuse sono legate alla diffusione di un video che ha ripreso alcuni militari israeliani mentre maltrattavano e abusavano un detenuto. I due rimarranno in carcere almeno fino a domani. Ma il video ha scosso l’opinione pubblica e colpito al cuore l’establishment della Difesa.