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Piazza Santi Apostoli gremita: ‘A testa alta’ con gli ebrei, in duemila all’evento di Setteottobre e del Riformista
di HaKol - 31 Ottobre 2025 alle 03:13
Duemila persone non sono poche. Perché pioveva, a Roma, ieri sera. E tirava vento: un vento nuovo, che ha riportato gli ebrei in piazza, a testa alta. Piazza Santi Apostoli – convocata dall’Associazione Setteottobre – è rimasta piena, gremita, dalle 19 alle 20,30. Segnando un successo destinato ad affermare un punto di vista nuovo, anzi antichissimo, nel dibattito pubblico: gli ebrei ci sono. E ci dispiace per gli odiatori in servizio permanente, ci saranno sempre. Ieri hanno ritrovato la forza, la voce.
Insieme a quella del Papa: le parole di Leone XIV sono risuonate chiare e forti nel plateatico della piazza berniniana. Ci sono gli striscioni che ricordano gli ostaggi del 7 ottobre: ne mancano ancora dieci all’appello. Qualche bandiera israeliana. Le coccarde gialle. Le kippah sulla testa degli ebrei, le mani nelle mani in un abbraccio corale, intervallato da musica e qualche sketch in una piazza che ha riunito la grande famiglia tra cristiani, ebrei, musulmani legati da una idea che negli ultimi tempi è diventata corsara: l’antisemitismo si può e si deve vincere. Tutti insieme. C’è Il Riformista, che qualcuno tiene piegato in tasca. Il nostro giornale è diventato il punto di riferimento di chi, ebreo oppure non ebreo, ma amico degli ebrei (peggio ancora!) si oppone strenuamente alla mareggiata dell’antisemitismo dilagante.
Siamo davanti a un fenomeno senza precedenti, gravissimo nelle forme e nelle dimensioni. La cacciata degli ebrei dalle università – ultimo il caso di Emanuele Fiano, a cui è stato impedito di parlare alla Ca’ Foscari – è all’ordine del giorno con una ripetizione seriale, ciclica, continua. Ne hanno dato conto nei loro appassionati interventi sul palco, moderati dal bravissimo Antonino Monteleone, che ha saputo unire alla sua carica energica una competenza e un grado ironico non comuni. La manifestazione, promossa dall’associazione Setteottobre, ha visto l’adesione di oltre cinquanta realtà: le Comunità ebraiche di Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna, Livorno; UCEI e UGEI; le Associazioni di Amicizia Italia-Israele; la FIAP; “Evangelici d’Italia per Israele”; le Fondazioni Luigi Einaudi, Studi Storici Gaetano Salvemini, Camis De Fonseca; le testate Radio Radicale, Il Riformista, L’Europeista, Israele.net e Inoltre; il gruppo ebraico LGBTQ+ Keshet.
Un fronte largo e non settario, capace di intrecciare memoria storica e presente democratico. Non sono mancate le voci religiose, associative, giornalistiche e politiche. Sono intervenuti Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma; Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma; Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano; Noemi Di Segni, presidente UCEI. Sul palco anche i giornalisti Tommaso Cerno, Flavia Fratello, dal versante istituzionale e politico, Elena Bonetti, Maria Elena Boschi, Maurizio Gasparri, Lucio Malan, Simonetta Matone, Giulio Terzi Di Santagata, Pina Picierno. L’esponente dem è stata particolarmente applaudita: la sua decisione di esporsi – nel contesto del Pd di oggi – ha valore doppio. La dimensione generazionale è arrivata con gli interventi di Luca Spizzichino (UGEI) e Pietro Balzano (Vogliamo studiare!), che hanno rivendicato università e spazi pubblici liberi dall’intimidazione.
Il filo conduttore degli interventi è stato chiaro: distinguere la legittima critica politica dalla delegittimazione identitaria, respingere boicottaggi e liste di proscrizione, difendere il diritto di parola e di presenza nello spazio civico. Santi Apostoli ha chiesto alle istituzioni — accademie, ordini, partiti, amministrazioni — di esercitare una responsabilità esplicita: regole uguali per tutti, sanzioni per chi travalica nell’istigazione all’odio, tutela effettiva di studenti e docenti bersaglio di campagne d’odio. Il passaggio più citato della serata è stato quello di Stefano Parisi: «A testa alta con gli ebrei, con i valori delle democrazie liberali. Le istituzioni, i partiti politici, i corpi intermedi devono finalmente dire parole chiare e denunciare qualunque fenomeno squadrista di limitazione della libertà di pensiero e di parola. Gli ebrei devono tornare a sentirsi sicuri in Italia, per la nostra libertà». Parole che hanno spostato il baricentro dall’identità alla Costituzione: la sicurezza degli ebrei misura la salute della democrazia.
Nelle ultime stagioni l’Italia ha conosciuto troppi episodi oltre la soglia dell’opinione: pressioni, disinviti, minacce, censure di fatto. Ieri, Roma ha indicato un’altra strada: ricomporre, non contrapporre; includere, non isolare. La piazza non è stata “contro” qualcuno, ma “per” qualcosa: per un’agorà in cui nessuno sia escluso per ciò che è. Il messaggio è uscito nitido dai cori e dai cartelli: più società aperta, più responsabilità individuale, più coraggio istituzionale. Perché quando si normalizza l’odio, prima o poi l’odio normalizza noi. Ieri sera, almeno per qualche ora, Santi Apostoli ha ricordato al Paese che il contrario è possibile.