Rassegna stampa del 12 novembre 2025

La rassegna di oggi è dominata dal *via libera della Knesset alla pena di morte per i terroristi* e dal dibattito sul progetto americano di una *base militare USA ai confini di Gaza*. Le due notizie si intrecciano in un quadro politico teso, dove Israele difende la propria sovranità e l’Occidente cerca di ricomporre un equilibrio instabile.

Il Corriere della Sera apre sulla doppia mossa israeliana: la legge approvata in prima lettura, sostenuta dal ministro Ben Gvir, e il piano statunitense di una base permanente per la stabilizzazione postbellica, che vedrebbe anche la partecipazione italiana con un contingente di 200 uomini. Una notizia confermata dal Messaggero, che parla di “alleanza strategica ma non di commissariamento”.

Repubblica e Domani, invece, dipingono il nuovo corso di Netanyahu come una “deriva autoritaria”: la pena capitale viene descritta come “strumento di propaganda” e la collaborazione con Washington come “un modo per militarizzare la pace”. L’Unità accusa il premier di aver “trasformato Israele in una democrazia punitiva”, mentre Il Manifesto torna a parlare di “apartheid e censura”.

Sul piano militare, l’IDF lancia l’allarme per la Cisgiordania, dove l’intelligence teme un’escalation di attacchi dopo gli scontri con cellule di Hamas a Jenin e Nablus. La Stampa dà voce a una testimone palestinese che denuncia la “vita impossibile tra i coloni”, ma riconosce anche la corruzione dell’Autorità Palestinese.

Dalla sponda americana, emerge il tentativo di Trump di accelerare la transizione verso un controllo internazionale di Gaza: un piano che incontra però la resistenza israeliana e la freddezza europea. In questo contesto, il Riformista e Libero descrivono la nuova legge israeliana come un messaggio politico netto: “Israele non accetterà più che l’omicidio di civili venga giustificato come atto di resistenza”.

Nel complesso, la stampa italiana racconta un Israele isolato ma coerente, deciso a difendere il principio della responsabilità individuale in un mondo che tende a relativizzare il terrorismo.

Gli Stati Uniti progettano una base alle porte di Gaza: dall’Italia 200 uomini

Articolo ben documentato che ricostruisce il piano di cooperazione tra Washington e Gerusalemme. Vita illustra le motivazioni strategiche della base americana, volta a garantire la sicurezza dei corridoi umanitari e il controllo del traffico d’armi. Il tono è equilibrato e realistico, sottolineando la continuità tra difesa israeliana e stabilizzazione internazionale.

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L’America ridisegna gli equilibri globali: da impero a rete di alleanze pragmatiche

Un’analisi ampia e lucida sull’evoluzione della strategia americana in Medio Oriente. Segre descrive il passaggio da un approccio imperiale a uno multilaterale, in cui Israele rimane un perno imprescindibile ma non più unico. Il pezzo è equilibrato, ma sfiora l’equidistanza e riduce la specificità della minaccia che Israele fronteggia.

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Limiti alla stampa e pena di morte: la deriva d’Israele

Un pezzo ideologico e privo di contestualizzazione. Israele è descritto come “regime liberticida” senza alcun riferimento agli attentati o alla pressione terroristica che hanno motivato la legge. L’articolo adotta un linguaggio caricaturale e militante, tipico della propaganda anti-israeliana.

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Israele silenzia la stampa Youlube gli dà una mano

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Il grande archivio di Israele

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