Rassegna stampa del 18 novembre 2025

La rassegna di oggi è interamente assorbita dal voto dell’Assemblea generale dell’ONU sul piano statunitense per Gaza, passato grazie alle astensioni di Russia e Cina, elemento che diversi giornali interpretano come una sconfitta diplomatica per Israele o, al contrario, come un passo necessario per sbloccare l’impasse internazionale. La maggior parte delle testate italiane tende però a leggere l’esito del voto attraverso una lente critica verso Gerusalemme, descrivendo Israele come isolato, diviso e in difficoltà sul piano interno e internazionale.

Repubblica apre definendo il voto “una vittoria politica per Hamas”, sostenendo che la linea di Netanyahu esca “delegittimata” dalle dinamiche ONU. La Stampa enfatizza lo scontro all’interno del Consiglio di Sicurezza, dipingendo Israele come ostacolo a un consenso globale raggiungibile solo a costo di concessioni unilaterali. L’Avvenire insiste sulle “schermaglie e sabotaggi” prima della votazione, suggerendo pressioni israeliane senza documentazione verificabile.

Sul piano interno, si moltiplicano gli attacchi a Netanyahu: dal Fatto Quotidiano, che insiste sui processi e su un premier “in affanno”, fino a pezzi che descrivono frizioni con Ben-Gvir, evocando scenari di radicalizzazione e “omicidi mirati”. Altri articoli — come quelli del Manifesto — dipingono le evacuazioni dalla Striscia come “deportazioni mascherate”, adottando un linguaggio fortemente ideologico.

Non mancano tuttavia analisi più equilibrate. Il Riformista sottolinea che qualsiasi futuro assetto di Gaza dovrà passare necessariamente per un quadro multilaterale, mentre Libero evidenzia come alcune narrazioni diffusissime su Gaza — dalle condizioni climatiche alle dinamiche operative — risultino distorte o strumentalizzate. Anche il Foglio richiama il tema ricorrente del pregiudizio anti-israeliano nelle sedi multilaterali, a cinquant’anni dalle grandi risoluzioni ideologiche dell’ONU contro Gerusalemme.

Nel complesso, la stampa italiana presenta un’immagine polarizzata: da un lato chi sfrutta il voto ONU per sostenere una crisi politica interna israeliana; dall’altro, chi legge la risoluzione come un passaggio tattico ma non determinante, parte di una più ampia battaglia diplomatica in cui Israele rimane ancora l’unico attore chiamato a garantire sicurezza e ordine in un quadro regionale instabile.

Il futuro di Gaza passa dall`Onu

Analisi chiara, documentata e priva di sensazionalismi. Vita spiega con equilibrio il significato del voto ONU, il ruolo degli Stati Uniti e i limiti di un multilateralismo che non può ignorare la responsabilità di Hamas né i vincoli di sicurezza di Israele. Il pezzo offre una lettura realistica delle prossime fasi, evitando semplificazioni ideologiche.

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All`Onu schermaglie e sabotaggi prima del piano Usa per Gaza

Il pezzo coglie il clima diplomatico intorno alla risoluzione, ma utilizza una cornice narrativa ambigua che attribuisce a Israele dinamiche di “sabotaggio” senza solide basi. Informativo ma sbilanciato nella scelta del linguaggio, che tende a suggerire più di quanto dimostri.

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Via da Gaza , deportazioni mascherate da evacuazioni

Articolo fortemente ideologico: il linguaggio (“deportazioni”, “pulizia”) è usato senza fornire prove o contesto operativo, ignorando la presenza armata di Hamas nelle zone di evacuazione e le esigenze di sicurezza della popolazione civile. Una narrazione militante che sostituisce i fatti con una chiave accusatoria.

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«Ok» di Israele e 2.700 euro, l`inganno della finta ong per scappare dalla Striscia

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Gaza, l Onu approva il piano Usa astensioni decisive di Russia e Cina

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