Rassegna stampa del 19 novembre 2025
La rassegna di oggi segna l’avvio della cosiddetta “fase 2” a Gaza, dopo il via libera dell’ONU al piano USA-Trump. Il Corriere apre sul nuovo assetto operativo: la forza internazionale è in formazione e cerca contingenti, mentre Israele ribadisce che resterà nella Striscia finché la minaccia terroristica persisterà.
Il dato politico più rilevante è chiaro: il sistema multilaterale ha approvato l’impianto americano, che coincide in larga parte con la linea israeliana. Il Riformista presenta la risoluzione come un passaggio che “scommette sul futuro”, evidenziando come il voto ONU consolidi la centralità di Israele nella futura gestione di Gaza. Il Tempo parla di approvazione piena del piano USA, mentre la Verità sottolinea la convergenza con i sauditi in un nuovo equilibrio regionale.
Le testate critiche provano a ridimensionare la portata dell’evento: Domani insiste sulle “falle” del piano, L’Unità e il Manifesto ricorrono alle consuete categorie emotive (“Nakba”, “genocidio”, “umanità nel fango”), Avvenire alterna retorica umanitaria e cronaca, pur riconoscendo che Trump ha incassato un altro sì anche sulla Cisgiordania.
Sul fronte della sicurezza, il Messaggero segnala che Hamas rifiuta di consegnare le armi, ostacolando la transizione prevista dal piano USA. Il Riformista pubblica due interviste rilevanti: una sull’asse Hamas-Hezbollah-narcos e una sull’attività di unità iraniane in Europa, che metterebbero nel mirino gli “amici di Israele”.
Sul piano diplomatico, Repubblica concentra l’attenzione sull’Arabia Saudita: secondo l’intervista a Cinzia Bianco, MBS non può ignorare Gaza nel trattato con Israele, mentre il Foglio ricostruisce cosa Riyadh ha ottenuto e concesso nella trattativa con Washington.
Nel suo insieme, la rassegna mostra una realtà abbastanza netta: il piano USA è ormai la cornice riconosciuta dal sistema internazionale e Israele ne esce rafforzato, mentre Hamas e la sua propaganda tentano di delegittimare il processo senza reali margini di manovra.
La risoluzione che scommette sul futuro
Velardi firma l’analisi più matura della giornata. Spiega come il voto ONU non sia un atto simbolico, ma una decisione che definisce la futura architettura di sicurezza della regione. Il piano USA, approvato dal Palazzo di Vetro, riconosce la necessità della presenza israeliana e isola Hamas in modo strutturale. Un editoriale limpido, pragmatico e privo di artifici retorici: il migliore del giorno.
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Il verdetto Onu non chiude le falle del piano per Gaza
Rampoldi coglie alcuni nodi reali della transizione, ma la sua analisi tende a enfatizzare criticità ipotetiche come se fossero già fallimenti. Il testo è utile per capire le perplessità europee, ma resta sbilanciato e incline al pessimismo politico.
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La seconda Nakba dei palestinesi
L’articolo ricorre a un linguaggio estremo e decontestualizzato. L’uso disinvolto di categorie come “Nakba” ignora completamente il quadro ONU appena approvato e non considera il ruolo destabilizzante di Hamas. È il pezzo più ideologico e meno aderente ai fatti della rassegna.
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