Le Ragioni di Israele
Senza il disarmo di Hamas l’azzardo di Netanyahu è destinato a concretizzarsi: così lo Stato palestinese è demagogia
di HaKol - 13 Agosto 2025 alle 14:54
Chi auspica da sempre la nascita di un vero Stato palestinese deve porsi la seguente domanda. Finché le Brigate Al Qassam di Hamas saranno operative a Gaza è realistico riprendere il progetto politico “Due Popoli/Due Stati”? La nostra risposta è NO perché questo significherebbe sottoporre Israele ad una minaccia terroristica costante. Nessuno può permettersi di chiedere questo ad Israele. Quanto ci metterebbe Hamas a ricostruire i suoi tunnel? E quando a riorganizzare un nuovo 7 ottobre?
Coloro che appoggiano la causa palestinese non possono continuare ad eludere il nodo politico-militare rappresentato dalla persistente presenza di Hamas a Gaza City e nella Striscia. Non basta la condanna del 7 ottobre, il tema è: che fare? Ciò vale innanzitutto per la comunità internazionale. A giudicare dalle dichiarazioni riportate dai media il riconoscimento simbolico dello Stato di Palestina non affronta questo aspetto cruciale. Alla fine di luglio, invece, un gruppo di paesi della Lega Araba ha chiesto il completo disarmo delle milizie armate Al Qassam, ma Hamas ha risposto picche. Evidentemente la pressione dei paesi arabi non è sufficiente. Hamas può ancora contare su una robusta rete di contatti di cui l’Iran è la punta dell’iceberg. Basti pensare che dopo il massacro e i rapimenti del 7 ottobre né la Russia né la Cina hanno voluto interrompere le loro relazioni con Hamas.
La BBC, inoltre, ha recentemente documentato i molteplici canali finanziari che hanno alimentato e tuttora alimentano Hamas e la sua propaganda. In questo contesto – nonostante le loro divisioni politiche sull’ operato di Netanyahu – i principali leader europei dovrebbe promuovere una iniziativa diplomatica congiunta nei confronti dei paesi arabi allo scopo di rilanciare la loro proposta di completo disarmo di Hamas – condizione necessaria per avviare dei negoziati realistici in merito alla costituzione dello stato palestinese. È auspicabile che – in parallelo alla risoluzione dell’emergenza umanitaria – questa posizione sia assunta da tutti i paesi e da tutte le organizzazioni il cui obiettivo sincero è quello di assicurare un futuro di benessere, sicurezza e libertà al popolo palestinese.
A questo proposito è importante coinvolgere nelle forme possibili alcune entità culturali palestinesi e naturalmente la stessa ANP, per non ripetere l’errore storico compiuto dagli Accordi di Abramo del 2018 quando il popolo palestinese fu completamente scavalcato. Nel contempo occorre al più presto assumere iniziative diplomatiche per favorire un lavoro di prevenzione in modo da evitare che alla prossima Assemblea Generale dell’ONU venga approvata una risoluzione sul riconoscimento della Palestina senza la precondizione del disarmo completo di Hamas. Questa impostazione – per quanto basata su dati fattuale e su considerazioni logiche – si scontra frontalmente con la narrativa mainstreem che domina i media di tutto il mondo. Tutte le colpe vengono attribuite ad Israele e nessuno parla più del micidiale arsenale di morte che Hamas ha costruito a Gaza negli ultimi vent’anni.
Possono esserci molte ragioni per criticare Israele per violazioni del diritto umanitario, ma la narrativa mainstream dovrebbe essere rovesciata: il prerequisito per costruire lo stato palestinese è il disarmo di Hamas. È possibile ottenere questo radicale cambio di prospettiva? Su questo giornale molti mesi fa Isaac Ben Israel ha messo in evidenza come dopo il 7 ottobre Israele abbia scelto una strategia di comunicazione completamente sbagliata (e quasi impossibile da rimediare) nei confronti dell’opinione pubblica internazionale. Nel mondo contemporaneo sappiamo quanto questo possa pesare. Certo non è solo una questione di comunicazione, basti pensare all’enorme numero di vittime civili, ai disastri che stanno compiendo i coloni in Cisgiordania ed al sostanziale ricatto a cui la società israeliana è sottoposta da parte dell’ultradestra ortodossa.
Ci rendiamo conto che pretendere che i Macron, Merz, Meloni, Tusk e gli altri leader politici europei entrino in contrasto con le loro opinioni pubbliche e si schierino controcorrente nelle nostre società dominate dalla comunicazione è probabilmente troppo. Tuttavia per i politici europei è imperativo avere il coraggio di affermare come stanno veramente le cose. Mancano meno di due mesi prima che Netanyahu attui il rischiosissimo piano di evacuazione dei civili da Gaza City e i militari israeliani per primi hanno sottolineato i gravissimi pericoli che questa operazione comporterebbe per tutte e due le parti. Senza una efficace iniziativa politica che ponga al centro dell’opinione pubblica il disarmo di Hamas l’azzardo di Netanyahu è destinato a concretizzarsi.