Le ragioni di Israele

Special relationship e soft power: Blair al servizio del Medio Oriente

di HaKol - 7 Ottobre 2025 alle 12:47

Si rivede Tony Blair. Figura di primo piano della “guerra globale al terrore”, avrà un ruolo centrale nel costruire un futuro diverso per quelle terre di sangue. Un inglese di Edimburgo, già promotore della “devolution”, in Palestina, a poco più di cent’anni da quando il Primo Visconte di Allenby ottenne la decisiva vittoria a Megiddo – un luogo particolarmente significativo per l’ebraismo – accelerando il crollo dell’Impero ottomano propedeutico alla nascita del “focolare nazionale ebraico”.

La campagna in Palestina, quella nel Sinai, quella in Mesopotamia, insieme alla sollevazione animata da Lawrence d’Arabia, erano tessere di una stessa strategia: un attacco all’Impero attraverso un approccio “indiretto”, negli scenari “periferici”. Il primo amministratore fu proprio Allenby, l’ultimo Alan Cunningham, anch’egli decisivo in un’altra guerra mondiale, la seconda, in Cirenaica e, sempre in uno scenario “periferico”, nella fu Africa Orientale Italiana. Dalla fine dell’Impero, che aveva occupato per oltre 500 anni Palestina e Siria, nacquero i confini di oggi e i problemi attuali.

Nella ridefinizione complessiva del Medio Oriente, tra la fine del nazionalismo arabo post-primavere, il declino della presenza iraniana, la riemersione della Turchia come fattore di potenza, Londra e Washington intendono fare la voce grossa. Come al tempo della guerra al terrore, come nelle due passate guerre mondiali. La Special Relationship tra le due sponde dell’Atlantico resta una costante. Conservatori inglesi insieme a democratici americani, il nuovo Great Old Party a trazione trumpiana con il Labour di Starmer.

La geopolitica batte l’ideologia, gli interessi consolidati superano le maggioranze. Ecco appunto il ritorno di Blair, come sempre in accordo con Washington, in sintonia con i Repubblicani come al tempo di Bush. Ha scritto un libro, Blair, che parla di leadership, elezioni, di come vincerle e soprattutto rivincerle (Blair ha ottenuto il maggior successo della storia inglese nel 2001, al secondo mandato), di avere “un piano” e un centro decisionale chiaro, ma anche di capire il problema dell’altro dalla sua prospettiva. A pubblicarlo, in italiano, la Silvio Berlusconi Editore. C’è da supporre che arrivi preparato all’incarico avendo seguito con il suo Istituto i problemi mediorientali. Soft power che si fa forte quando serve.

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