La Pace
Tutti ringraziano Trump: l’intesa storica e la vera Pace mai ipotizzata fino a oggi
di Giuseppe Kalowski - 14 Ottobre 2025 alle 12:05
TEL AVIV
Sono tornati! Israele respira, respira a pieni polmoni come non riusciva a fare da tempo. L’incubo degli ostaggi detenuti per 2 anni dai criminali di Hamas si è concluso. Inizia una nuova alba per Israele e per tutti gli ebrei che nel mondo stanno subendo un revival antisemita pari quasi a quello del periodo antecedente la seconda guerra mondiale. È una sensazione indescrivibile, chi vi scrive è emozionato fino alle lacrime; oggi dopo molto tempo si rivede unità all’interno di un paese che in precedenza si è lacerato, ma che adesso rivede la luce di fronte alla possibilità della pace. Una pace che in Israele vogliono tutti.
Si festeggia con manifestazioni di giubilo spontanee in tutto il paese, e tutta la popolazione che ringrazia Trump che ha parlato alla Knesset (il parlamento israeliano). Trump ha raccolto i frutti di questo incredibile accordo voluto e ottenuto fortemente da lui e dalla sua amministrazione con il totale accordo di Netanyahu, contrariamente alla narrazione di certa stampa italiana di sinistra, di troppi intellettuali in tv, di responsabili di istituti strategici, che ancora oggi sostengono il contrario. La realtà è che, nonostante le voci contrarie, o approvazioni a mezza bocca, questa è una intesa storica che potrebbe portare a una pace mai ipotizzata fino a oggi. I riflettori adesso vanno puntati sull’Iran, per verificare se il regime degli ayatollah ha ancora intenzione di armare e sostenere Hamas oppure rinunciare finalmente all’idea “dell’asse della resistenza” e della distruzione dell’entità sionista, alla luce anche delle sue difficoltà interne. Significativo l’invito ufficiale del presidente egiziano Al Sisi a Bibi all’ultimo momento al vertice di Sharm El Sheik; invito che Netanyahu ha rifiutato forse per la festività ebraica o forse per calcolo. Si capirà se raggiungerà Sharm martedì sera all’uscita della festività.
È chiaro l’intento da parte dei paesi mediatori di trasformare, nel più breve tempo possibile, il cessate il fuoco in un vero processo di pace. Oggi però non è il caso di fare troppi calcoli o previsioni sul prossimo futuro: tutta Israele merita questo giorno di festa e di liberazione psicologica. Sembrava che questa orribile vicenda fosse senza fine. Ma non è possibile ignorare che il presidente Indonesiano Prabowo visiterà ufficialmente Israele: l’Indonesia è la nazione più popolosa del mondo islamico. E soprattutto non si possono mettere in risalto solo i problemi che inevitabilmente affioreranno facendo finta di non capire la portata di quello che sta accadendo per merito di Trump. Ma adesso cosa succederà? Il futuro come si presenta?
Dopo uno stato di emergenza durato 2 anni è arrivato il momento che le due anime del popolo israeliano si riappacifichino e procedano in modo unitario affinché possa realizzarsi il sogno della pace in tutto il medio oriente. C’è il grande timore che, ritornati alla normalità, si ritorni alle vecchie contrapposizioni politiche e ideologiche: ciò rappresenterebbe uno stimolo, come già successo il 7 Ottobre 2023, ad agire nuovamente contro Israele da parte dei suoi nemici. Hamas ha subito una grande sconfitta militare e ha dovuto sottostare anche alla pressione di Trump, che è riuscito a coinvolgere in questa direzione. Il Qatar, la Turchia, e l’Egitto. Ma oltre il fatto che Hamas sia stato messo all’angolo il grande rebus è il “dopo” il ritorno degli ostaggi: Hamas accetterà il disarmo e di scomparire politicamente e fisicamente da Gaza? Difficile da credere alla luce di quello che già si sta vedendo subito dopo il ripiegamento parziale dell’IDF, e dalle dichiarazioni dei portavoce dei terroristi di Hamas.
Non si può neanche ignorare che la Giudea e Samaria siano territori in cui la maggioranza della popolazione appoggia l’organizzazione terroristica e non Abu Mazen. Il grande pericolo per Israele potrebbe spostarsi da Gaza alla Cisgiordania rendendo il tutto molto più pericoloso per lo Stato Ebraico. L’unica cosa che Israele può fare per arginare questa possibilità è l’unità: Israele stavolta deve diventare un monolito in modo da poter affrontare le difficoltà e cercare di garantire un futuro di sicurezza, di pace e di stabilità ai suoi cittadini.