Per Israele

Voto della Knesset sull’annessione della Cisgiordania: perché si è trattata di una colossale idiozia

di Francesco Lucrezi - 26 Ottobre 2025 alle 12:31

Credo che gli amici abbiano il dovere di parlare chiaro, se sono veri amici. E, riguardo al recente voto della Knesset sull’annessione della Cisgiordania, approvato con una larghissima maggioranza di 71 voti su 120, e poi ritirato, io, da amico, da sempre, di Israele, parlerò chiaro: si è trattato di una colossale idiozia, di un atto di masochismo puro, della serie “facciamoci del male”.

I motivi sono quattro. Primo. Israele va appoggiato, difeso e amato perché, pur circondato da implacabili nemici e dall’ostilità e l’odio di buona parte del mondo, è riuscito a costruire e difendere una mirabile democrazia, uno stato di diritto nel quale tutti i cittadini, di qualsiasi etnia e religione, hanno uguali diritti e doveri. Una democrazia imperfettissima, come tutte le democrazie, ma nella quale, tra mille difficoltà, i moderni valori liberali si intrecciano in modo saldo con gli antichi ideali dei profeti di Israele. Questo intreccio è scolpito con parole inequivocabili nella Dichiarazione d’Indipendenza, che sintetizza in sé i nobilissimi ideali del sionismo. Israele riesce a preservare i suoi princìpi nonostante la presenza di una cospicua minoranza araba, che, pur nella sua rilevanza numerica, non lede comunque le due caratteristiche essenziali del Paese, ossia il suo essere uno stato insieme ebraico e democratico.

Nessuna di queste due caratteristiche potrà e dovrà mai essere negata o compressa. Israele non dovrà mai scegliere tra l’una e l’altra cosa, perché, se rinunciasse a una delle due, perderebbe la sua natura. Ma se si annettesse l’intera Cisgiordania, che accadrebbe? Quella araba non sarebbe più una minoranza, e il Paese diventerebbe, a tutti gli effetti, uno Stato binazionale. E allora? Non sarebbe più lo “Judenstaat” di Theodor Herzl? O forse negherebbe i diritti civili a una larga componente della sua popolazione, perdendo quindi la sua natura democratica? Ebbene, da non ebreo e non israeliano, io dico: un voto del genere, anche se fosse votato dal 100 % della Knesset, sarebbe nullo, perché negherebbe la natura del sionismo.

Secondo. È stato detto che il voto avrebbe avuto un valore solamente simbolico, dimostrativo. Ma simbolico di cosa, dimostrativo di cosa? Che non ci sarà mai uno stato palestinese?  Intendiamoci, chi conosca la storia, sa bene che, se lo Stato palestinese oggi non esiste, la responsabilità è pressoché esclusivamente degli arabi e dei loro amici, che hanno sempre detto di no tutte le volte in cui tale possibilità avrebbe potuto realizzarsi, nel 1947, nel 1967, nel 2000 ecc. Con questo gesto “simbolico” e “dimostrativo” Israele sembra volere bilanciare i torti di ieri con un torto di oggi, dicendo: non è vero che sono stati solo gli arabi a non volere uno stato palestinese libero e pacifico, che viva in pace accanto a noi, e non al posto nostro. Siamo noi che non lo vogliamo. E come faremo, noi amici di Israele, a protestare per l’odioso slogano “Free Palestine from the river to the sea”, quando è lo stesso Israele a gridare uno stesso slogan, uguale e contrario?

Terzo. Un tempismo davvero eccezionale. Nel momento in cui, dopo due anni di martellante propaganda di odio antisionista e/o antisemita, che ha infiammato le piazze, la politica, la comunicazione, le Università di mezzo mondo, si apre un sottile, fragilissimo spiraglio di tregua, in grado di aprire un minimo granello di speranza in un’area martoriata, straziata da una guerra atroce, che ha visto tante terribili sofferenze su entrambi i lati del fronte, c’è qualcuno che sembra compiacersi a dire: no, nessuna tregua, nessuna pace, mai. Qua comanderà sempre e solo la forza delle armi. Quarto. Che figura da quattro soldi. “Non siamo un protettorato”, ha tuonato orgogliosamente Bibi di fronte al Vicepresidente del suo potente “protettore”. Il quale, ovviamente, non ha gradito. E il “protetto”, con la coda tra le gambe, ha fatto una fulminea retromarcia, inventando la bizzarria giuridica di un voto parlamentare “simbolico” e “dimostrativo”. Ma per favore…

Il grande archivio di Israele

Abbonamenti de Il Riformista

In partnership esclusiva tra il Riformista e JNS

ABBONATI